Investigazione all’avanguardia, tecniche, giornalismo e privacy
L'incontro ha trattato temi sempre più rilevanti nell'ambito dell'investigazione giudiziaria ma anche giornalistica. Trojan, smartphone, telecamere e darknet tra i temi trattati
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L’incontro di Glocal di questa mattina, venerdì 8 novembre, sulle “Tecniche investigative, casi giudiziari e mediatici nei procedimenti penali” lo hanno tenuto i giornalisti Orlando Mastrillo e Raffaele Angius (Wired, La Stampa e Irpilieaks), Michele Vitiello dello Studio Ingegneria Informatica Forense e il socio fondatore di ONIF (Osservatorio Nazionale Informatica Forense) Alessandro Borra.
Basta un click per intercettare una persona e appropriarsi della sua privacy; sono diversi, facili e veloci i mezzi con cui gli hacker possono impossessarsi di dati personali, così come sono molteplici ed efficaci le tecniche adoperate da giornalisti ed inquirenti per svolgere inchieste e indagini.
Lo ha spiegato molto bene Michele Vitiello, consulente tecnico del Pubblico Ministero, raccontando la complessità dell’attività di ispezione ed analisi che avviene all’interno di una serie di dispositivi informatici unita a competenze tecniche per arrivare ad una verità processuale, che non sempre però coincide con la realtà dei fatti.
Esistono tecniche investigative attive e passive come registrazioni video, tabulati telefonici e software spia, mezzo investigativo intrinseco, applicato generalmente tramite collaborazioni, ad esempio col gestore telefonico e utilizzato soprattutto per quei modelli telefonici che offrono un sistema di autodistruzione dei messaggi con durata di dieci secondi “apposta per delinquere”. Non possiamo essere sicuri della privacy delle nostre conversazioni poiché le chiamate possono essere registrate, così come è possibile attuare ascolti ambientali e registrazioni video in diretta dall’altra parte del mondo attraverso le webcam del pc o la fotocamera degli smartphone.
Questa invasione della privacy sembra non avere limiti, anche la nostra mail, in base all’operatore, può rimbalzare a nostra insaputa in altri Paesi, così come i nostri dati personali possono finire nel dark web, l’area più oscura di internet e i nostri conti correnti potrebbero essere svuotati “entro dieci anni, attraverso la registrazione delle carte sugli smartphone, in cui le password e l’impronta digitale non saranno d’ostacolo agli hacker”, ha spiegato Michele Vitiello.
Altri strumenti fondamentali nell’attività investigativa sono i “varchi” di lettura targhe per rintracciare i passaggi e le celle telefoniche, che possono essere agganciate fino a 10 Km di distanza; nonostante questi mezzi diversi casi giudiziari sono rimasti irrisolti per un tardo recupero dei dati che la nuova normativa prevede di conservare per 72 ore.
Anche i giornalisti si possono servire di strumenti per tutelare la privacy delle proprie fonti come il sistema operativo Tails, centrato sulla tutela della privacy attraverso il sistema TOR. Raffaele Angius, giornalista ed esperto del cyber internet, ha sottolineato l’importanza del whistleblowing, come strumento di investigazione giornalistica; si tratta di un TOR browser, una rete di migliaia di server che permette di rimbalzare infinite volte per non essere identificato. Lo strumento prevede la rinuncia della conoscenza della fonte, elemento fondamentale del lavoro giornalistico, ma offre la possibilità di avere informazioni in modo sicuro: “Possiamo ricevere denunce di fatti, verificarli, e comunicarli al pubblico come un vero e proprio giornalismo tradizionale” – ha spiegato.
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