L’Aids fa ancora paura: i giovani sono a rischio
Lo scorso anno in Italia sono state riscontrati 2847 casi. Spesso la malattia viene scoperta in stato avanzato
Primo dicembre: Giornata mondiale per la Lotta all’Aids. Venne istituita nel 1988 per sensibilizzare l’opinione pubblica su una malattia che si stava diffondendo velocemente. Serviva a riflettere su quanti hanno perso la vita ma anche per evitare che i contagi continuassero.
A distanza di 30 anni si sono fatti passi avanti nel campo scientifico con la scoperta di farmaci in grado di bloccare la progressione della malattia.
Sul fronte della sensibilizzazione, però, c’è ancora molto da fare. Passata l’emergenza, l’attenzione é calata tant’è che, negli ultimi anni, gli specialisti infettivologi notano una progressione costante dei contagi soprattutto tra i giovani e gli eterosessuali.
Nel mondo, in questi decenni, sono circa 36,7 milioni le persone che hanno contratto il virus e oltre 35 milioni di persone sono morte a causa dell’AIDS, una delle pandemie più distruttive della storia.
INFEZIONI HIV NEL 2018
In Italia, lo scorso anno, le nuove diagnosi di infezione da HIV, sono state 2847 , pari a 4,7 nuovi casi per 100.000 residenti. Tra le Regioni con un numero di abitanti superiore al milione e mezzo le incidenze più alte sono state registrate in Lazio, Toscana e Liguria.
Le persone che hanno scoperto di essere HIV positive nel 2018 sono maschi nel 85,6% dei casi. L’età mediana è di 39 anni per i maschi e 38 anni per le femmine. L’incidenza più alta è stata osservata nelle fasce d’età 25-29 anni (11,8 nuovi casi ogni 100.000 residenti) e 30-39 (10,9 nuovi casi ogni 100.000 residenti).
Nel 2018 la maggioranza delle nuove diagnosi di infezione da HIV è attribuibile a rapporti sessuali non protetti, che costituiscono l’80,2% di tutte le segnalazioni (eterosessuali 41,2%; Msm, Men who have sex with men 39%). Inoltre, il 29,7% delle persone diagnosticate come HIV positive è di nazionalità straniera.
La mancanza di consapevolezza si denota soprattutto dallo stadio avanzato della malattia che viene riscontrato tra i nuovi casi: il 32,6% delle persone con una nuova diagnosi di infezione da HIV ha eseguito il test per la presenza di sintomi che facevano sospettare un’infezione da HIV, il 14,4% in seguito a un comportamento a rischio, l’11,3% in seguito a controlli per altre patologie, il 9,8% per iniziative di screening o campagne informative, il 9,7% per rapporti sessuali non protetti e il 4% per diagnosi o sospetta infezione sessualmente trasmessa.
L’andamento delle diagnosi di nuova sieropositività HIV relative negli ultimi 4 anni in provincia di Varese rimane costante con una media di 40 casi/anno. Fino a oggi, nel 2019, sono state registrate 37 nuove infezioni, contro le 33 del 2018 e i 51 di due anni fa.
Sia nei casi di infenzioni sia in quelli di malattia conclamata, c’è una prevalenza di uomini e la fascia d’età coinvolta è 20-44 anni (42 casi) , anche se numerosi sono i casi diagnosticati dopo i 45 anni (31 casi).
La modalità di trasmissione prevalente è attraverso i rapporti sessuali (96% dei casi), nella maggior parte dei casi “rapporti eterosessuali”, che nell’85% dei casi sono descritti come “non protetti”.
SORVEGLIANZA DELL’AIDS
La sorveglianza dell’AIDS, riporta i dati delle persone con una nuova diagnosi di AIDS. Dall’inizio dell’epidemia, nel 1982, a oggi sono stati segnalati 70.567 casi di AIDS, di cui oltre 45 mila deceduti fino al 2016.
Nel 2018 sono stati diagnosticati 661 nuovi casi di AIDS pari a un’incidenza di 1,1 nuovi casi per 100.000 residenti. L’incidenza di AIDS è in lieve costante diminuzione.
È diminuita negli ultimi anni la proporzione di persone che alla diagnosi di AIDS presentano un’infezione fungina, mentre è aumentata la quota di pazienti che presentano un’infezione virale o un tumore.
Nel 2018, solo il 25% delle persone diagnosticate con AIDS ha eseguito una terapia antiretrovirale prima della diagnosi. Nel tempo è aumentata la proporzione delle persone con nuova diagnosi di AIDS che ignorava la propria sieropositività e ha scoperto di essere HIV positiva nel semestre precedente la diagnosi di AIDS, passando dal 48,2% nel 2000 al 74,6% nel 2018.
Relativamente ai casi di malattia conclamata, rispetto allo scorso anno fino a oggi sono stati 11 casi contro i 21 del 2018 ma contro i 7 del 2017. A Varese si conferma il prevalente coinvolgimento di soggetti di sesso maschile mentre l’età media è di circa 45 anni.
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