Sono nate le “sardine” a Varese, ecco cosa chiedono
Da pochi giorni la chiamata auto organizzata corre su Facebook attraverso un gruppo che si chiama “Sardine varesine” arrivato, al momento in cui scriviamo, a 1434 iscritti
Prima il pienone della piazza bolognese, poi la tappa a Modena e la proliferazione di tanti gruppi locali, lungo tutta la penisola, toccando anche Rimini, Perugia, Sorrento, Brescia, Firenze, Milano e tante altre città.
Le sardine, il movimento di protesta che sta cercando di porsi come argine movimentista al centrodestra ed alla Lega di Matteo Salvini in vista delle prossime scadenze elettorali, si sta organizzando anche a Varese.
Da pochi giorni la chiamata auto organizzata corre su Facebook attraverso un gruppo che si chiama “Sardine varesine” arrivato, al momento in cui scriviamo, a 1434 iscritti. L’adunanza a breve chiederà una data per duplicare le manifestazione dei giorni scorsi anche in provincia di Varese, trasferendo il fenomeno dalle grandi città alle realtà più piccole della provincia.
L’idea originale, come noto, l’hanno avuta quattro ragazzi a Bologna (Matteo Santoni, Giulia Trappoloni, Roberto Morotti e Andrea Garreffa). Con la voglia di dare una risposta alla campagna elettorale della Lega, hanno fatto partire una chiamata affinché all’appuntamento leghista dello scorso 14 novembre al Paladozza venisse contrapposta una sorta di manifestazione – flash mob di piazza in funzione anti-Lega. Il successo è stato innegabile e il nome che si sono dati, “Le sardine”, è assolutamente calzante rispetto a tutte quelle persone strette in piazza Maggiore.
“LE SARDINE VARESINE”
A Varese, invece, è stata colta la palla al balzo ed i lavori sono ancora in corso. Lo scorso sabato 23 novembre, infatti, è nato il gruppo Facebook “Sardine varesine” dopo aver ricevuto il via libera dalle Sardine bolognesi, di cui condividono i valori. «Crediamo profondamente che arte, bellezza, creatività, l’ascolto e la non-violenza possano cambiare l’inerzia della retorica populista; sappiamo e crediamo che le persone sono più importanti degli account sui social. Ecco perché tornare in piazza per noi significa tornare al mondo reale, poterci guardare in faccia, sapere che siamo in molti a pensarla allo stesso modo», questo recita il loro “manifesto”. Si professano senza bandiera politica ed inclusivi, promotori della partecipazione: «Semplicemente, vogliamo tornare ad avere relazioni umane per accorgerci che non siamo soli: riconoscere negli occhi degli altri, in una piazza, i propri valori, è un fatto intimo, ma rivoluzione».
Il movimento delle Sardine nasce anche in risposta al clima di odio alimentato dal centrodestra in quest’ultimo anno e mezzo, partendo in primis dal linguaggio: «Riteniamo che il linguaggio utilizzato sia molto importante e crediamo che finalmente si possa uscire da questo clima di odio verso il vicino – ormai non per forza diverso – che si è sviluppato pur di affermare la propria supremazia». Le parole d’ordine sono, dunque, antifascismo, antirazzismo, diversità intesa come opportunità e cultura («un passaggio importantissimo»): «Vogliamo essere un banco inclusivo, un gruppo capace di lanciare dei messaggi che non contengano odio o rabbia. Semplicemente, stando in silenzio come i pesci, faremo sentire la nostra voce». Senza dimenticare, inoltre, il rispetto da recuperare – sia verso il prossimo sia verso il mondo – molto in fretta.
Ma chi sono i promotori? La culla è la città di Samarate e l’iniziativa nata da Silvano Monticelli e Rossella Iorio (consigliera comunale di lista civica di centrosinistra e segretario locale del Pd), entrambi poco più che trentenni molto attivi nella loro città. «Essere il primo seme del cambiamento ci rende orgogliosi, prendere parte ad un flusso a muoversi ci dona speranza e coraggio», commentano. «Ci siamo trovati a parlare nella nostra chat di giovani samaratesi – raccontano i due – immediatamente il giorno dopo della manifestazione a Bologna. L’idea è partita principalmente da noi due: ci siamo attivati e abbiamo scritto ai quattro di Bologna, visto che il marchio de “Le sardine” è registrato e hanno approvato».
Sulla scia di questo spirito propulsivo, dunque, «che la nostra generazione stava aspettando da tempo», i samaratesi non hanno perso tempo, radunandoo intorno a loro più di mille iscritti che condividono le istanze dell’iniziativa bolognese. «Questa è una iniziativa prevalentemente apartitica», sottolinea Rossella, «ma chiaramente ognuno si porta dietro tutta la sua storia: io, però, in questo frangente non agisco come consigliera del centrosinistra, ma come una ragazza di trentaquattro anni che si è riconosciuta nell’entusiasmo della manifestazione in piazza a Bologna e negli ideali propugnati». Nessuno escluso, quindi: «Finalmente c’è qualcosa che include tutti sotto il cappello degli ideali e dell’inclusività», continuano i due.
Qual è la forza delle Sardine, cos’ha di diverso dalle altre reazioni in piazza degli ultimi tempi?
«La sua forza risiede nel non essere un movimento: speriamo in una piazza che include e faccia partecipare le persone; una piazza totalmente diversa da quella che ha visto nascere il Movimento 5 stelle (la piazza del Vaffa)». Inoltre, continuano Rossella e Silvano, si tratta di qualcosa che travalica la politica, in grado di lanciare un messaggio diverso, contro il linguaggio adottato dal mondo politico sempre più violento ed aggressivo: «Le sardine cercano di dialogare, senza puntare il dito verso qualcuno, ma muovendo il passo».
Ci sarà prossimamente una data delle sardine in piazza anche a Varese?
«Sì, ci stiamo muovendo per avere una piazza e una data, non strettamente a Varese, andrebbe bene anche una qualsiasi città della provincia, dipende molto anche dai numeri».
Le sardine varesine, quindi, hanno una culla samaratese. Come pensate che saranno le reazioni?
«Speriamo siano tutti felici che a Samarate, ma non solo, vivano dei ragazzi che fanno parte della provincia che riescano a trasmettere un messaggio partito da ragazzi come noi, che però abitano in un’altra regione. Puntiamo a non chiuderci, però, nella nostra città: la parola d’ordine è la partecipazione, tutti i ragazzi che volessero aderire e che abitano in altre città sono i benvenuti».
«In quanto sardine, non abbiamo riferimenti politici diretti in questo contesto, ma crediamo fortemente nella politica che parte dal basso, nella centralità dell’individuo e delle comunità territoriali che occupano le nostre manifestazioni e che dimostrano, nei fatti, un’alternativa al populismo. La nostra provincia non è di certo la più fertile, ma proprio per questo vale la pena esserci. Se ci sentiamo soli? Non lo siamo: iniziamo a nuotare, il branco è in crescita. Le sardine varesine ci sono».
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