Il Pd replica a Clerici: “Non è stato un paladino della legalità nel torbido centrodestra”
Luca Conte, capogruppo del Pd in consiglio comunale, risponde al nuovo consigliere di Varese Ideale. «Fu cacciato da Fontana per le dichiarazioni, sguaiate e offensive, contro i valori della Costituzione e gli avversari politici»
Se il buongiorno si vede dalla prima conferenza stampa, l’entrata di Stefano Clerici nel consiglio comunale di Varese sarà destinata a scatenare molte polemiche. A distanza di poche ore dalla prima uscita del nuovo consigliere di Varese Ideale, arriva la replica per mano del capogruppo del Pd Luca Conte che, dopo un «benvenuto» a Clerici per onorare le formalità di rito, passa subito al contrattacco. «Sin dalla prima conferenza stampa il nuovo gruppo Varese Ideale si presenta all’attacco – scrive in una nota stampa Conte – criticando, ancor prima di sedere a Palazzo Estense, la giunta Galimberti ed il suo operato». Conte parla di una «singolare excusatio non petita» con la quale Clerici ricostruisce le vicende che anni fa lo videro protagonista. «L’apice della sua notorietà non la si ebbe certo per qualche importante realizzazione a favore della città – continua il capogruppo del Pd – bensì per le ignominiose dimissioni. Nel 2014, infatti, egli finì al centro di un vero putiferio per le non nuove dichiarazioni, sguaiate e offensive, contro i valori della Costituzione e gli avversari politici, costringendo l’allora sindaco Fontana a prenderne immediatamente le distanze e a cacciarlo senza indugio. La stampa locale e nazionale ne parlò a lungo e chiunque, oggi, può facilmente ricostruire quei fatti».
Secondo Conte, la ricostruzione fatta da Clerici sulla sua esclusione dalla seconda giunta Fontana sarebbe fantasiosa perché verrebbe attribuita alla sua battaglia «contro il malaffare tutto interno a Forza Italia» e cita un passo del Rigoletto di Giuseppe Verdi: «Slanciare il cane al leon morente è vile. Clerici è stato per anni in Forza Italia al fianco di personaggi con i quali ha lungamente condiviso le sorti, le scelte, le poltrone, tarda solo qualche anno a prenderne le distanze. Il romanzesco racconto dal sapore salgariano si appanna e perde però di linearità sul finale, non capendosi infatti se Fontana fu quindi complice, politico, si intende, di Caianiello discacciando l’eroico Clerici, unico paladino di legalità nel torbido centrodestra varesino peggio frequentato della nave del Corsaro Nero, o se fu anch’esso vittima debole e inerme delle trame del mullah».
«Poco importa a noi in fondo, importerà forse a Fontana, tirato in ballo e accusato dall’amico/nemico, o alla Lega – conclude Conte-. Ciò che importa ai varesini è la scarsa credibilità di un gruppo consiliare che dimostra così con quale serietà ed affidabilità si approccia alla nuova esperienza e, di conseguenza, in quanto debbano essere tenuti in conto gli attacchi da esso rivolti all’operato della Giunta Galimberti».
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