Rifiuti “col microchip”, ecco dove funziona
Sacchi dell'indifferenziata "più leggeri" e piccoli comuni super virtuosi: i paesi della Convenzione di Sesto Calende tra i più "ricicloni"
I dati parlano chiaro: una buona raccolta differenziata fa calare la produzione dei rifiuti che non si possono riciclare. Sacchi del secco “più leggeri” quindi e a confermarlo sono i numeri relativi al 2018 su un campione di 33 comuni. Si tratta di quei paesi che hanno aderito alla “Convenzione Rifiuti di Sesto Calende” che ha affidato il servizio a un raggruppamento di imprese formato da Econord Spa, Acsm Agam, Tramonto Srl e Iseda Srl.
A spiegare come funziona il sistema di raccolta rifiuti è la responsabile della segreteria amministrativa, l’ingegnere Daniela Rovelli (nella foto). A lei spetta il compito il coordinamento di tutto il sistema, piuttosto complesso e articolato: «Questa convenzione esiste dal ’90 – dice- e nel corso degli anni è passata dalla gestione di sette comuni a 33, se consideriamo l’ingresso di Casciago che vi entrerà dal primo gennaio 2020. I cittadini serviti sono circa 130 mila.
Quello che caratterizza la convenzione è il fatto che ogni amministrazione comunale è autonoma e tutte le decisioni assunte in “convenzione” devono passare attraverso l’approvazione di ogni singolo comune. C’è un’assemblea di sindaci che ha potere consultivo e non deliberativo: il comune capofila è Sesto Calende che gestisce le gare d’appalto, il lavoro d’ufficio, i tavoli tecnici e il coordinamento di tutti gli uffici tecnici». La procedura è forse un po’ più lenta ma consente a tutti la massima libertà di espressione
Ogni comune sceglie da una sorta di “menù” a quali servizi accedere, oltre alla raccolta di rifiuti, ad esempio lo spazzamento delle strade ed altri servizi accessori.
«È questo che poi, di fatto, modifica la tariffa da comune a comune oltre naturalmente alla quantità di rifiuti prodotti da ciascun abitante e alla bravura dei cittadini nel differenziare correttamente»
E qui entra in gioco il sistema in discussione in molti altri comuni, quello della misurazione dei rifiuti prodotti: «Va detto che più che “pesare” quel che si produce, noi facciamo un calcolo volumetrico – spiega l’ingegnere Rovelli – Cosa significa? Ogni famiglia ha in dotazione un certo numero di sacchi. I sacchi sono dotati di Rfid, un microchip che attribuisce un “nome” ad ogni sacco. Quando il sacco viene caricato dall’operatore l’Rfid trasferisce i dati al nostro sistema».
Ogni famiglia riceve la Tari, che paga direttamente al proprio comune, calcolata sul numero dei familiari e ai metri quadrati delle abitazioni. Tutta l’attività della convenzione è ancora in fase “sperimentale”; alla Tarip, la tassa rifiuti calcolata in base ai mq e al numero dei sacchi esposti, sono passate definitivamente soltanto Ispra, Taino e l’Unione Ovest Lago Varese di cui fanno parte Bardello, Bregano e Malgesso.
Che vantaggi ha portato questo sistema?
«Molti. Prima di tutto abbiamo notato un aumento della consapevolezza e della responsabilità da parte dei cittadini: la raccolta differenziata è migliorata sensibilmente su tutto il territorio che gestiamo. In molti comuni la differenziata è salita all’80 per cento, un dato davvero eccellente. Bregano è arrivato a produrre 30 chili di secco pro capite l’anno: l’obiettivo è 50 chili, quindi un ottimo risultato».
E che dire del fenomeno dell’abbandono dei sacchi dell’indifferenziata? «Non abbiamo notato alcuna differenza nei paesi dove è stato introdotto il sistema. Purtroppo in alcune zone della provincia i sacchi vengono abbandonati da sempre. Però anche in questo caso abbiamo già studiato una contromossa: abbiamo vinto un bando Conai e con quel denaro abbiamo acquistato alcune fototrappole che abbiamo messo a disposizione dei comuni che ne vogliono fare richiesta. Le utilizzano a rotazione».
Il passaggio della raccolta del secco avviene ormai ogni quindici giorni. «Il sacco dell’indifferenziata può essere esposto solo se pieno, ma abbiamo predisposto misure differenti di sacchi per il secco così che chi deve smaltire la lettiera del gatto, tanto per fare un esempio, possa confezionare piccoli sacchetti: il sacco grande, in quindici giorni, diventerebbe troppo pesante. Poi abbiamo introdotto il sacco rosso, quello per i pannolini da neonato e i pannoloni degli anziani. Quei sacchi non hanno microchip e vengono ritirati con frequenza settimanale. È stata una scelta sociale e politica, fatta per non penalizzare le categorie più deboli».
Se i comuni della “convenzione di Sesto Calende” sono in linea di massima tutti virtuosi, Somma Lombardo merita un elogio in più, visto che si trova a gestire un’altra “piccola città nella città”: il T2 di Malpensa. «Non è semplice imporre la differenziata in un’area come quella di Malpensa- spiega ancora Daniela Rovelli-. I cestini ci sono ma il numero delle persone che transitano è talmente elevato che un controllo è impossibile».
Detto questo il giudizio complessivo della raccolta con microchip è positivo: «Tutto è perfettibile – conclude l’ingegnere – e la fase sperimentale è ancora in corso. Il servizio però sta dando davvero buoni risultati. Intanto noi continuiamo a fare campagna nelle scuole e ovunque serva: è tra gli obiettivi della “convenzione” promuovere una gestione dei rifiuti rispettosa delle risorse naturali».
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