Tre in manette per la maxi truffa ai danni del comune
Il capo area, il mediatore e l’imprenditrice. Ma gli indagati sono in tutto 26. Le mazzette negli spogliatoi del municipio
700 tonnellate di asfalto, anche se «istantaneo», bastano probabilmente per asfaltare tutto il paese, e non per tappare i buchi di una gelata improvvisa o prodotti da una settimana di pioggia.
Eppure i militari della Guardia di Finanza di Varese l’hanno cercato quel grande quantitativo di bitume ordinato e fatto pagare al comune da un responsabile d’area del servizio manutenzioni di Induno Olona accusato – fra gli altri reati – di corruzione cioè di essersi accordato con aziende compiacenti attraverso un mediatore, di richiedere servizi o beni inesistenti e intascare in cambio mazzette da aziende.
Di flussi di danaro “cash“, le fiamme gialle del generale Marco Lainati ne hanno rilevati 110 mila euro, ma in realtà si indaga anche sulle utilità percepite dal dipendente comunale, finito in carcere assieme al mediatore e ad un’imprenditrice che si prestava al gioco e finita agli arresti domiciliari.
Sul piatto c’era una bella fetta di danaro pubblico pagato dall’amministrazione non solo attraverso la “turbata libertà nella scelta del contraente” (gare d’appalto truccate) ma anche col sistema delle “aggiudicazioni dirette“, cioè di quegli importi che sfuggono alle gare per improvvise necessità e che debbono stare sotto ai 40 mila euro d’importo. Quindi l’evento atmosferico che per esempio era in grado di riempire di buche una strada veniva accolto con un’ovazione dagli interpreti di questa enorme truffa ai danni dello Stato.
LE INDAGINI – Gli accertamenti delle fiamme gialle avvenuti su coordinamento della procura della repubblica di Varese attraverso il lavoro del pubblico ministero Massimo Politi, sono state condotte dagli uomini del capitano Angelo Aloi della compagnia di Gaggiolo e sono state avviate a gennaio del 2019 (anche se dalle perquisizioni documentali, sono state analizzate carte a partire dal 2013).
LA CUCCIA DEL CANE – I finanzieri hanno accertato che il dipendente pubblico, in cambio di denaro o altre utilità (buoni per l’acquisto di viaggi all’estero, abbigliamento, prodotti hi-tech, attrezzatura per praticare l’equitazione ed una cuccia per il cane) per un totale di circa 110.000 euro, «manipolava, sistematicamente, le gare e le procedure di appalto, assegnando, illecitamente, l’esecuzione dei lavori di manutenzione di opere pubbliche, truffando l’Ente locale».
MAZZETTE NEGLI SPOGLIATOI – Il funzionario infedele, per non destare sospetti, era solito incontrare gli imprenditori conniventi all’interno degli spogliatoi in uso agli operai del Comune. In questi locali, al di fuori da sguardi indiscreti, veniva documentato il passaggio del denaro e dei beni richiesti, a fronte dell’illecita assegnazione dei lavori pubblici. «In tale circostanza, venivano inoltre concordate le modalità relative alla predisposizione dei falsi documenti amministrativi e fiscali necessari sia per truffare il Comune che per riciclare il denaro delle mazzette, denaro che veniva accantonato mediante fittizzi pagamenti di forniture di beni mai realizzate», spiegano i militari.
LE SOCIETA’ CARTIERA – Gli accertamenti consentivano di scoprire che, per far fronte all’illecito modus operandi, venivano utilizzate ad hoc 9 società “cartiere”, in quanto prive di una reale struttura aziendale ed imprenditoriale, società riconducibili a prestanomi ed utilizzate al solo fine di emettere false fatture.
Per tale ragione, contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari, sono in corso decine di altre perquisizioni anche presso le sedi delle medesime imprese coinvolte che risultano aver emesso centinaia di migliaia di euro di fatture per operazioni inesistenti.
I DIPENDENTI “IN PRESTITO” – Con riferimento, invece, alla legale rappresentante dell’azienda appaltatrice finita ai domiciliari, è stato riscontrato che alcuni suoi dipendenti, invece di essere impiegati per l’esecuzione di lavori pubblici di ristrutturazione, svolgevano mansioni alle dipendenze del funzionario comunale per la gestione e manutenzione della sua tenuta agricola.
100 FINANZIERI – L’operazione è stata eseguita con oltre 100 finanzieri che hanno dato esecuzione all’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali, emessa dal G.I.P presso il locale Tribunale, nei confronti di tre soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di corruzione, truffa aggravata, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, peculato, abuso d’ufficio, riciclaggio, emissione e utilizzo di false fatture. Sono state 44 le perquisizioni in Lombardia, Veneto e Piemonte.
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Si parla spesso di evasione fiscale ma il vero cancro di questa nazione si chiama corruzione;la corruzione ferma tutto e non può esserci progresso e sviluppo in uno stato corrotto. I corrotti vanno perseguiti con pene severissime perché RUBANO il lavoro dei cittadini onesti insieme al futuro dei loro figli. Gli italiani,leggermente intontiti dall’informazione che ricevono,trascurano questo gravissimo problema dando molta più importanza a finte realtà ostili,immigrazione,fascismo,razzismo…