Angera, “il futuro dell’ospedale è a un bivio”
L'associazione Amor "mamme per l’Ondoli in rinascita" traccia un bilancio di un anno di lotte per la salvaguardia dell'ospedale della città
Incontro con sindaci, amministratori e cittadini sul futuro dell’ospedale di Angera venerdì scorso, 6 dicembre. Pubblichiamo di seguito la nota dell’associazione Amor – Associazione mamme per l’Ondoli in rinascita che si batte per il mantenimento della struttura.
Dicembre 2018 – dicembre 2019, tre anni dopo, la popolazione si è confrontata con i vertici della Sanità varesina e i sindaci del Piano di zona. Ad Angera, l’intera comunità del territorio (c’era davvero tanta gente) ha dato l’ennesimo segnale forte: qui, nel Basso Verbano, un ospedale vero, con un Pronto soccorso efficiente e dei reparti vivi, è fondamentale. La questione “ospedale” è vitale per i nostri paesi.
Come associazione Amor, ci sembra doveroso ringraziare i dirigenti intervenuti (il direttore generale Bonelli e il presidente dell’Ats, Gutierrez) e il presidente della Commissione Sanità di Regione Lombardia, Emanuele Monti. Non possiamo non riconoscere che l’impegno e la buona volontà ci sono. Per questo vorremmo rassicurare queste persone: la nostra associazione, che è anche espressione dell’affetto del territorio verso il nostro ospedale, garantirà la propria collaborazione.
Faremo come sempre la nostra parte. Faremo la nostra parte, ma a questo punto, il futuro dell’Ospedale Carlo Ondoli è a un bivio: o “inverte la china”, impegnandoci tutti (politici, dirigenti, associazioni) affinché ritorni una struttura in grado di funzionare ai livelli di qualità e assistenza che aveva (magari provando a fare anche meglio), oppure è destinato a un definitivo declino in poco tempo.
Per Angera si pensa a un ospedale per acuti (quindi con un Pronto soccorso) con al suo interno anche un Pot per la cronicità: si pensa a qualcosa di nuovo, per certi versi sperimentale, con tante idee che si potrebbero sviluppare . Tuttavia, senza risorse e scelte inequivocabili, il futuro non è garantito. Senza risorse, soprattutto personale, i numeri del nostro ospedale e gli accessi sono destinati a calare (come è avvenuto con il Punto nascite) e, di conseguenza, si costruisce l’alibi perfetto per chiuderlo o trasformarlo in qualcos’altro. Se manca un medico in un grande ospedale, il servizio e la struttura vanno in grave sofferenza: se manca un medico in un piccolo ospedale, il servizio chiude, la struttura smette di funzionare.
Siamo in prima linea, cari dirigenti e cari politici, siate certi del nostro contributo, ma per invertire la china, il personale del nostro ospedale va tutelato, motivato, stimolato. Altrimenti, medici e infermieri fuggono. Con risorse e prospettive certe, anche nuovi medici sarebbero attratti dalla “sfida” di far rinascere un piccolo ospedale prezioso per il territorio.
Il tempo delle promesse, purtroppo, è finito: la nostra gente è arrabbiata, disillusa. Perché l’ospedale che funzionava, solo qualche anno fa, ce l’aveva. Ora, ha bisogno di vedere fatti e segnali concreti. La politica, ieri sera ad Angera, ha toccato con mano la realtà e i sentimenti della gente. Rimbocchiamoci le maniche.
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