Carro funebre multato, la versione di Comune e Polizia Locale
La replica della Polizia Locale e dell’amministrazione comunale in merito alla vicenda resa pubblica da Davide Bego, figlio del defunto Benito Bego

Carro funebre multato a Travedona Monate, arriva la replica della Polizia Locale e dell’amministrazione comunale in merito alla vicenda resa pubblica da Davide Bego, figlio del defunto Benito Bego.
L’amministrazione comunale di Travedona Monate scrive: «Relativamente alla spinosa vicenda che coinvolge un nostro concittadino e la polizia locale e le conseguenze nate sui social e proseguite con spiacevoli episodi, come amministrazione comunale, volendo garantire l’imparzialità e il rispetto delle regole, abbiamo ascoltato entrambe le parti e dai fatti emersi non abbiamo motivo di dubitare della versione data dal Comandante della Polizia Locale trattandosi di pubblico ufficiale. La contravvenzione era indirizzata alle pompe funebri, non al nostro concittadino. Il fatto spiacevole è che in un momento così delicato esse abbiano coinvolto la famiglia del defunto rispetto ad una loro responsabilità. Esprimiamo quindi pieno sostegno alla Polizia Locale di Travedona Monate e la nostra vicinanza alla famiglia del defunto per la grave perdita».
Il comandante della Polizia Locale di Travedona Monate Roberto Molla spiega la propria versione dei fatti: «In merito alle dichiarazioni/interviste del sig. Bego rilasciate sui social, sui quotidiani e in Tv sarebbero necessarie numerose considerazioni. Personalmente sono rimasto allibito dalla mancanza di morale dimostrata dallo stesso, che ha utilizzato il dolore di un grave lutto familiare alla ricerca di facili consensi nella denigrazione del personale dell’ufficio di polizia locale. Un suo diritto lamentarsi, si dirà, e rispondo siamo d’accordo tutti, ma è un suo diritto sino a quando lo stesso espone i fatti con correttezza e in tale contesto poi ognuno sarebbe libero di fare le considerazioni che ritiene (nei limiti dell’educazione e correttezza), quando i fatti sono modificati subentrano la mancanza di rispetto e delle responsabilità verso tutti. Orbene per inciso sul carro funebre non era presente alcun autista e per questo lo scrivente si soffermava presso l’ingresso della chiesa sino a che da questa non usciva un dipendente dell’ impresa, che era invitato a spostare l’auto che occludeva l’accesso al marciapiede all’altezza dell’attraversamento pedonale, creando una situazione di pericolo in quanto in prossimità di intersezione ed in condizione di notevole traffico veicolare. Ricevuto un primo diniego, lo scrivente invitava ancora la persona a spostare il carro dalla parte opposta della scalinata (uno spostamento di circa 10 metri) nella posizione utilizzata anche da tutte le ditte che professionalmente operano sul territorio e che non hanno mai creato alcun problema del genere, tra l’altro aggiungevo una posizione più idonea anche per la formazione del corteo al seguito del carro. Al secondo diniego facevo presente all’addetto che non avevo intenzione di abbandonarmi in discussioni in tale sede, ma che gli sarebbe stata contestata la violazione di sosta sul marciapiede (un funerale dura circa 30/40 minuti). Sopraggiungeva un secondo dipendente che mi chiedeva che problemi vi fossero ribadivo quanto già esplicato e lo stesso mi rispondeva: “se vuole sposto il furgone” (la ditta aveva infatti anche posizionato sullo stesso marciapiede un furgone) alla risposta: “guardi il furgone non crea pericolo anche se non potrebbe stare in quella posizione, lo lasci, ma sposti il carro funebre” (questo a opportuna conoscenza a chi utilizzando termini meno civili reclama un eccesso di zelo…), stupito osservavo il secondo interlocutore mentre saliva sul furgone e lo spostava lasciando posizionato il carro funebre sullo scivolo di raccordo tra marciapiede e passaggio pedonale. Ovvio che il fatto come raccontato dal Bego suscita reazioni diverse, se poi nel mistificare i fatti il Bego aggiunge il sentimento per la triste perdita (perlomeno cosi agendo, mi si perdoni ma poco credibile) le informazioni da lui pubblicate assumono un aspetto diffamatorio e calunnioso per il quale è mia ferma intenzione agire nelle opportune sedi penali e civili e questo non solo nei confronti del Bego ma anche nei confronti di coloro che nei commenti sui social hanno superato con offese e minacce i limiti della tollerabilità. Rispondo a questo punto alla domanda che penso in molti si porranno, come può essere provato che la versione dei fatti sia quella del Comando di Polizia locale piuttosto che quella del Bego? La risposta è incontestabile e la voglio iniziare con un’altra domanda: come fa il Bego a sapere della contestazione se non fosse stato detto nulla agli addetti delle pompe funebri? Si tenga presente che ad oggi ancora nessun verbale è stato notificato, ne nessun atto è uscito dalle stanze dell’ufficio in relazione alla contestazione quindi se nulla avessi detto nulla sarebbe a conoscenza del Bego. Infine a questo punto è d’obbligo anche una osservazione nei confronti della professionalità di alcune testate giornalistiche, che si sono sbizzarriti con interviste al Bego senza minimamente curarsi di una minima verifica di quanto da lui dichiarato».
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Mettere in dubbio persino i sentimenti di un figlio davanti alla perdita di un genitore mi sembra proprio il modo peggiore per giustificare e rendere credibile il proprio operato,a parte la trama della vicenda e le motivazioni esposte credo proprio che ci siano limiti che non andrebbero oltrepassati. Si trattava un funerale,un giorno triste e di dolore,almeno in questi casi il buonsenso dovrebbe avere la meglio su ciò che potrebbe essere stato un atto “rigorosamente ineccepibile”
Ma perché una persona addolorata per la perdita di un familiare dovrebbe occuparsi delle beghe fra autisti del carro funebre e polizia municipale?