Confcooperative compie cento anni e guarda all’Alleanza delle cooperative italiane
Mauro Frangi (presidente): «Non resistenze al cambiamento ma protagonisti dell’innovazione». Chiusa l'assemblea del centenario il prossimo 6 marzo a Varese si terrà quella per il rinnovo delle cariche

La quinta assemblea generale di Confcooperative Insubria, che rappresenta i territori di Como e Varese, aveva una missione chiara: chiudere il centenario e provare a dare una visione per il futuro. La relazione del presidente Mauro Frangi ha rappresentato bene questo doppio momento, aiutato forse anche dal luogo in cui si teneva l’assemblea, la sede di ComoNext, dove il futuro si è abituati a costruirlo quotidianamente.
Se è vero che «la longevità non è una cosa di cui compiacersi in sé. Il modo migliore per essere fedeli alla tradizione e alla lunga storia che abbiamo alle spalle richiede la capacità di non limitarsi ad “adorarne le ceneri”». Frangi fin dall’inizio della sua relazione dichiara esplicitamente che al centro del dibattito deve esserci il cambiamento, ma al tempo stesso non può disconoscere che quel cambiamento arriva da lontano.
Cita infatti la Rerum Novarum di Papa Leone XIII, la base su cui poggia la costruzione della confederazione e , appunto, un secolo di storia e di riscatto dei ceti popolari. Ma sono i sentimenti di solidarietà e condivisione che devono reggere l’urto e la sfida di una modernità che spesso condivide solo a parole. «Le formazioni sociali e i corpi intermedi sono un pilastro decisivo dello sviluppo e della coesione sociale del nostro Paese – ha detto il presidente di Confcooperative – A condizione, però, che sappiano modernizzarsi».
Frangi va dritto al punto cruciale della questione: «La modernizzazione della rappresentanza è la ragione profonda per cui siamo impegnati ad unire le storie del movimento cooperativo italiano con i
cooperatori di Legacoop e Agci, che hanno identità e percorsi diversi dai nostri, ma coltivano, insieme a noi, il desiderio di far convergere tutte queste storie nel più ampio e accogliente alveo dell’Alleanza delle
Cooperative Italiane».
Questa fase di passaggio non riguarda solo Confcooperative. La sfida riguarda tutti i corpi intermedi perché il futuro è già tra noi. Frangi entra nel merito della sfida affermando che : «È necessario ammodernarsi, cambiare metodo. Nei contenuti, nei modelli e nelle forme organizzative, nelle modalità d’azione. Non resistenze al cambiamento ma protagonisti dell’innovazione. Affermando nei comportamenti concreti di tutti una nuova concezione e una nuova pratica della rappresentanza. Sapendo che, per riuscirci, serve anche il coraggio di superare le forme e i modelli organizzativi di successo che il novecento ci ha lasciato in eredità. Perché i corpi intermedi sono efficaci e utili solo quando sono davvero capaci di perseguire interessi collettivi – beni percepiti come autentici “benicomuni” – quando coltivano e praticano battaglie nell’interesse del Paese e non di una parte di esso».
La relazione del presidente percorre le tappe storiche del cambiamento con le luci e le ombre che lo hanno accompagnato a partire dalla esasperata finanziarizzazione dell’economia, responsabile di diseguaglianze crescenti e nuove povertà. C’è poi la partita demografica, che richiederà una ridefinizione del sistema di welfare. Ma è tutt’altro che un cahier de doléances quello di Frangi. È la stessa storia del movimento cooperativo a dare le risposte valide per superare un sistema che considera gli individui e non le persone, perché «il mutualismo è ancora la forma più efficiente per dare soluzione ai propri problemi».
Il centenario si chiude e si apre una nuova fase per Confcooperative che già nell’assemblea del prossimo 6 marzo a Varese definirà le nuove cariche e dove le linee tracciate nell’assemblea del centenario verranno tradotte in azione.
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