Nonna, figlia e nipote, in piazza con le Sardine
Fra le centinaia di persone che hanno scelto di prendere parte alla manifestazione bustocca ci sono anche tre generazioni di una stessa famiglia
Una nonna 83enne, la figlia 45enne e la nipote 13enne: fra le centinaia di persone che hanno scelto di prendere parte alla manifestazione bustocca ci sono anche tre generazioni di una stessa famiglia.
L’una vicina all’altra, strette nei loro cappotti “decorati” con il disegno di tre sardine colorate, ascoltano attente i messaggi lanciati dagli organizzatori: sono Gianna, Consuelo e la giovane Ginevra, bustocche, fra le prime persone arrivate in piazza san Giovanni.
«E’ una vita che faccio queste battaglie, ma a Busto non è mai cambiato nulla e per questo mi sento davvero sconfitta, me ne vergogno», ammette con un filo di voce nonna Gianna, mentre le si inumidiscono gli occhi. I
l suo sguardo si posa però sulla figlia e sulla nipote che la ascoltano attente e che, come lei, hanno appuntato con una spilla sui loro cappotti il disegno di una grande sardina colorata: Gianna fa un sospiro e continua, questa volta sorridendo: «Ho però la gioia di aver trasmesso a loro dei valori importanti, per i quali siamo qua insieme a manifestare».
Sua figlia le fa eco: «Siamo tre donne e in questo momento in Italia per le donne credo ci sia bisogno di fare tanto, siamo indietro su tanti fronti. La nostra presenza qui vuole essere la testimonianza di un modo diverso di vedere la vita, di immaginare l’Italia».
Quando ci si rivolge alla più piccola, Ginevra di 13 anni, per domandarle il perché della sua presenza, la giovane non cerca nella madre e della nonna un suggerimento su cosa dire, ma risponde decisa, guardando dritta negli occhi chi chi ha di fronte: «Sono qua perché si tratta del futuro, del futuro di noi giovani. Adesso l’Italia è piena di odio, è davvero un momento preoccupante ed è importante ci siano tanti giovani stasera, perché si parla del nostro futuro e dobbiamo interessarcene. In classe, a scuola, abbiamo parlato di temi importanti come l’immigrazione e in tanti miei coetanei ho visto purtroppo tanto odio e diffidenza nei confronti degli stranieri. Dobbiamo dimostrare che c’è un modo diverso di vedere le cose, senza questo odio».
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