Ho passato il mio cartellino di lavoro 13.700 volte

Susanna Capogna, ultimo dirigente entrato in Provincia per concorso, ha passato per l'ultima volta il cartellino nel lettore ed è in pensione. Ha vissuto in prima persona alcune grandi opere realizzate dall'ente provinciale che hanno cambiato il territorio: dalla pista ciclabile intorno al lago alla diga sull'Olona

Generico 2018

In un Paese dove le cronache denunciano quasi ogni giorno la presenza negli uffici pubblici di qualche furbetto del cartellino che beffa lo Stato e i cittadini, la notizia di una dirigente fedele del cartellino che raggiunta l’età della pensione decide di regalare un mese del suo lavoro all’ente da cui dipende, fa bene all’autostima degli italiani. Susanna Capogna dirigente della Provincia di Varese giovedì 28 novembre ha passato per l’ultima volta il suo cartellino nel lettore, un gesto che in questi 31 anni ha fatto per oltre 13.700 volte. Al secondo piano della palazzina di via Daverio, dove hanno sede le società di depurazione della Provincia di Varese, gli ex consorzi provinciali oggi spa e srl, non è stata una giornata come tutte le altre perché se ne va una dirigente della Provincia di Varese, una grande esperienza, entrata per concorso e non per nomina politica.

Ingegner Capogna, ricorda il suo ingresso nella pubblica amministrazione?
«Certo, era il mese di dicembre del 1988. Avevo partecipato al terzo concorso per quella posizione, i primi due erano andati deserti perché gli ingegneri non lo ritenevano interessante economicamente, lo stipendio era di un milione e 400mila lire. Era un concorso aperto anche ai geometri ma la Provincia voleva proprio un ingegnere. Negli anni precedenti avevo scelto di fare la mamma e una volta che i miei figli erano un po’ cresciuti ho deciso di fare il concorso. Mi sono sempre piaciute le sfide d’altronde mi ero iscritta al Politecnico nel 1970, quando non c’erano molte donne che sceglievano ingegneria».

Da che cosa sono stati scanditi questi 31 anni?
«Dalla formazione continua. Per fare il dirigente di un settore come l’ambiente bisogna studiare molto e io l’ho fatto fino ad oggi. In questi 31 anni mi sono impegnata tanto»

Che ricordo ha dei presidenti della Provincia che si sono succeduti in tutti questi anni?
«Ne ricordo tre: Massimo Ferrario, Marco Reguzzoni e Dario Galli. Con Ferrario sono diventata dirigente, una grande responsabilità anche nei confronti del personale. Gli anni della sua presidenza sono stati il periodo del fulgore, c’era la voglia di guardare avanti e si progettava, la pista ciclabile è figlia di quel periodo. Con Marco Reguzzoni abbiamo realizzato la diga di Gurone, una grande opera di prevenzione che oggi tutti apprezzano perché non si verificano più allagamenti e le aziende non finiscono a mollo nelle acque dell’Olona, fu una scelta coraggiosa gestita in modo efficace dall’amministrazione. Nel periodo di Dario Galli abbiamo dato un contributo di solidarietà straordinario costruendo due scuole materne in altrettanti  comuni terremotati dell’Abruzzo, sono stati due progetti il cui ricordo mi emoziona ancora molto. Ringrazio tutti e tre questi presidenti perché mi hanno permesso di realizzare iniziative all’avanguardia che avevano la forza di guardare avanti. Si pensava, si proponeva, si  progettava e si faceva».

Chi altri ricorda ancora?
«Michele Giavini e Giorgio Ghiringhellli con loro c’è stata una collaborazione fantastica. Con l’assessore Alvise Brovelli abbiamo fatto fare un salto di qualità alla gestione dei rifiuti, abbiamo realizzato il rapporto annuale che ha aiutato molto a fare le scelte successive. Abbiamo promosso la raccolta differenziata negli uffici, le fontanelle gratuite, e tanti progetti di sensibilizzazione alla tematica della raccolta differenziata. Un’altra piccola ma significativa iniziativa, se non sbaglio  nel 2007, è stata l’introduzione delle brocche di vetro per l’acqua al posto delle bottiglie di plastica, anticipando i tempi. Abbiamo promosso il turismo sostenibile e con il meraviglioso  progetto Re Mida abbiamo sostenuto l’economia circolare. Quando sono andata a perorare la causa in Regione Lombardia per ottenere un finanziamento ho fatto plurime audizioni, così accalorata davanti ai responsabili di tutte le direzioni, che il nostro progetto  Re Mida si è classificato al primo posto, con la precisazione che  proprio la passione nell’esposizione,  aveva fatto la differenza, e convinto la commissione giudicatrice ».

Ci sono dei progetti che non è riuscita a concludere?
«Sono due, ma non dispero. La pista per l’educazione stradale nell’area della diga di Gurone. Era stata fatta a costo zero, manca tutta la parte relativa alla gestione. La seconda è il recupero della fornace di Cazzago Brabbia. Lì si voleva fare la sede dell’area protetta della Palude Brabbia. L’idea era di ricavare nello spazio della fornace un ostello, una sala convegni  e un centro parco. La Provincia aveva già messo a bilancio un milione di euro, ma non era stato possibile acquisire l’area dal soggetto privato. Sono a conoscenza che è stato fatto un primo step per la bonifica, ma c’è ancora molto da fare».

Quando è passata alle società di depurazione, dove oggi chiude la sua carriera? 
«Nel 2011. Sono sei ex consorzi provinciali trasformati, dal 2005, in spa e una srl. La gestione della struttura è alquanto  complessa. Nel corso di questi 8 anni ho visto passare  ben 16 fra presidenti di cda e amministratori unici. Ciascuna società ha tre revisori e un revisore legale e sei organismi di vigilanza. Le società fino ad oggi si sono occupate di depurazione delle acque reflue, un argomento complesso e delicato, e confluiranno a breve nel gestore unico Alfa Srl».

Le recenti vicende dell’inchiesta giudiziaria “Mensa dei poveri” hanno interessato anche la società Alfa srl, che gestisce appunto il ciclo delle acque, il cui cda è stato dimezzato. Lei non ha mai ricevuto pressioni o tentativi di corruzione?
«No, anche perché non ci sarebbero riusciti e poi ero sulla lista nera sia dei corruttori che dei concussori. Quando ho letto dell’inchiesta – ero negli USA da mio figlio – sono rimasta colpita dalla spregiudicatezza e dal mancato rispetto del bene comune. Io sono orgogliosa  di quello che ho fatto, con chi l’ho fatto e di tutti i miei collaboratori. I risultati utili per la comunità, cioè quelli realizzati a norma di legge, si ottengono solo con un buon team e con il rispetto delle leggi».

C’è una squadra di lavoro che ricorda in particolare?
«Certo, quando ero il dirigente del settore ecologia ed energia della Provincia eravamo tante donne ingegneri, oltre a me c’erano: Sara Barbieri, Alessia Bombelli, Giovanna Inversini, Rossana Magni, Roberta Peroni, Lucia Zarini, Francesca Binda, Monica Maestrini,Serena Pelizzo e Barbara De Santis. Ma voglio ricordare ora con affetto tutti i miei collaboratori di allora, erano tantissimi, oltre 50 e non riesco a nominarli tutti. I capi sezione del periodo d’oro però non posso fare a meno di citarli e cioè il mio grazie, che non sono riuscita a dire nel luglio del 2011, per la troppa commozione, a Norberto Ramazzi, Gianluigi Traversi, Piergiuseppe Sibilia e Maria Grazia Pirocca. Sono passati già molti anni, se è stato il più bel periodo della mia vita lavorativa, lo devo anche a loro. A Barbara de Santis vorrei però dedicare un pensiero speciale perché nel 2005 ci ha lasciati a poco più di 30 anni a causa di un tumore. Era una giovane donna di grande intelligenza, aveva capacità e volontà, impossibile per me dimenticarla».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 06 Dicembre 2019
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