Porcini: “2019 annata spettacolare“
L'agronomo Valerio Montonati fa il punto alla fine di mesi d'oro per i cercatori. Appuntamento ad aprile per le morchelle

Archiviato il “tempo” dei funghi 2019, con interessanti ritrovamenti, ancora una volta, fino alla prima decade di novembre, per poi ridursi via via, causa le insistenti piogge, la neve autunnale d’inizio novembre e le prime gelate, che hanno mandato “in riposo” alberi ed arbusti e, insieme a loro, i miceli dei funghi dopo una stagione esaltante, proviamo a proporre qualche considerazione prima di salutarci e darci l’arrivederci con la fine dell’inverno e l’avvio della primavera 2020.
Tra gli effetti positivi, almeno per i fungiatt, del così detto cambiamento climatico, fenomeno verosimilmente conclamatosi negli ultimi decenni a causa, in particolare e con ogni probabilità, dell’effetto serra provocato dall’accumulo in atmosfera di enormi quantità di anidride carbonica (oltre 400 parti per milione contro le 280 di fine ‘800), che trattengono i raggi infrarossi ri – emessi dal pianeta terra dopo
l’irraggiamento del sole (analogamente ai vetri di una serra) riscaldandola progressivamente, registriamo un sempre più frequente prolungamento della bella stagione, con “ottobrate” spettacolari e calde che, talvolta, trabordano abbondantemente oltre i “Morti” mantenendo attive le piante arboree e consentendo produzioni fungine oltre il periodo canonico di fine estate – inizio autunno quando, normalmente la produzione di
carpofori si arresta per il sopraggiungere del clima rigido.
L’estate – autunno 2019 resterà negli annali di tutti i cercatori di funghi, da quelli più scafati ai “Brocchi” assoluti (quelle persone, per intenderci, che i funghi li calpestano ma non li vedono) per l’abbondanza delle raccolte ed il prolungato periodo fruttifero su tutto l’arco alpino : mi sono stati inviati filmati dalla val d’Ossola e dall’alta valle del Reno (Obersaxen) in cui bimbi ed adulti raccoglievano porcini sotto i pecci come fossero ravanelli nell’orto di casa, con una distribuzione di boleti che richiamava certi cartoni di Walt Disney (anche se Biancaneve passeggiava tra abbondanti “Fioriture” di Amanita muscaria!). E non è andata peggio per chi abbia frequentato le faggete con abbondantissimi raccolti di gran qualità, cioè funghi per lo più privi di larve, causa, probabilmente, i freddi tardivi che hanno limitato la diffusione dei Ditteri che vi si nutrono. Solo il castagno, forse, non ha dato delle soddisfazioni particolari, specialmente sul finire della stagione quando sa esprimere il meglio di se stesso in fatto di fragranza di “Cupitt e Brise” che crescono al suo piede.
Tutto questo mi ha fatto riflettere circa lo stato dei boschi, da quelli misti di latifoglie con querce e pini silvestri a dominare, alle faggete in purezza ed alle abetine, di abete rosso e/o bianco : le abbondanti fruttificazioni di Boletus edulis, di altri boleti come B. luridus ed erythropus (produzioni straordinarie con esemplari favolosi che, personalmente, ho raccolto spesso abbinandoli, insieme a finferli e russole, in sughi e spezzatini con gran soddisfazione mia e dei miei commensali) e molte specie di amanita testimoniano, a mio parere, un eccellente stato di salute di quei soprassuoli arborei e dell’infinito ed intricatissimo sistema delle micorrize che soggiace loro. In fondo, come dico sempre : il buono stato di salute dei funghi simbionti garantisce uno status eccellente alle piante con cui sono uniti e viceversa. Per una abbondantissima produzione di carpofori occorrono solo le condizioni climatiche favorevoli e quest’anno so sono evidentemente verificate in pieno.
Buone feste, dunque, ingrassiamo gli scarponi e prepariamoci per i i “Marzuoli” e le successive morchelle.
Valerio Montonati Agronomo
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