Sardine nataline

Le considerazioni di Valerio Crugnola, consigliere comunale a Varese, sul movimento delle sardine

sardine

Le sardine mi sono simpatiche. Lo sono un po’ a tutti.
Almeno a tutti quelli che hanno a cuore una ripresa civile dell’Italia.

Hanno ragione i ragazzi che animano questo movimento quando cercano di dare una spallata e un colpo di scopa alla politica che ímpera in Italia e in Europa, e non solo a destra. Una politica mediocrissima, spesso squallida. talora pornografica, sempre verbosa e retorica, incarognita e triviale, personalistica e indifferente al mondo reale, ancorata a modelli di crescita e di sviluppo fallimentari, lontana anni luce dalle urgenze locali e globali del nostro tempo: l’ambiente; l’ingiustizia sociale; il lavoro; le nuove tecnologie; il dominio degli oligarchi che controllano la rete; il degrado dei sistemi formativi e sanitari; il rischio di conflitti etnici, sociali e geopolitici devastanti; l’assenza di una governance globale sul surriscaldamento climatico, gli armamenti e i fenomeni migratori.

Infine, almeno in Italia, siamo ancora dentro una politica scialacquatrice, clientelare e parassitaria in un’epoca di risorse scarse, ben esplicitata dal reddito di cittadinanza e da quota cento. Abbiamo apparati pubblici pletorici ma inefficienti. Dobbiamo rivedere la spesa pubblica bonificandola e indirizzandola liberando risorse mal spese.

Quando va meno peggio, la politica è un placebo omeopatico: è insipida e moscia, senza respiro, senza slancio, senza attrattive e con poche idee, in genere logore, ed è interpretata da protagonisti non all’altezza, già più volte sconfitti, che alimentano inutili partitucoli castali ad personam. Quando va peggio, la politica degrada i livelli di civiltà condivisa e crea danni comportamentali potenzialmente irrecuperabili. Di norma improntata al populismo (anche a sinistra), al qualunquismo (anche a sinistra), al tritume di idee decomposte dal tempo e ormai mineralizzate, ma che seguitano a galleggiare come la plastica (soprattutto a sinistra).

L’emergenza italiana ed europea vanno insieme. Si tratta di restituire all’agire pubblico e alla democrazia liberale, che guarda al risanamento ambientale e all’equità distributiva, una credibilità e un’attrattiva che non possiamo più permetterci di logorare ulteriormente.

Se avessi un’età diversa, mi impegnerei con le sardine. Capisco bene quanto i giovani siano lontani dalla politica proprio perché misuro quanto essa sia lontana anche da me, che me ne sono sempre interessato sia pure con periodi di distacco e che ora, ormai vecchio, cerco di fare qualcosa nella mia città, dentro una compagine, l’amministrazione Galimberti, che ha punti di forza e anche debolezze, ma che sta facendo bene e che merita riconferma per portare a termine i processi di cambiamento. Apprezzo la logica non violenta, la sobrietà dei modi, il desiderio di partecipare in modo fresco, il segno di un risveglio a lungo atteso e sempre disatteso.

E tuttavia diffido delle sardine. Non le vedo così consapevoli della natura del pericolo populista, e in particolare del populismo sovranista. Anche il populismo grillino viene sottovalutato nella sua pericolosità. Ugualmente, i limiti delle sinistre non vengono colti adeguatamente alla luce dei problemi della contemporaneità. Ascolto molte banalità di troppo. Siamo davanti a una destra estrema, ma non fascista. Interpretare e nominare correttamente le cose è indispensabile, Qui le sardine patiscono un ritardo culturale degli adulti, e il peso di un passato di sconfitte addebitabili a loro soli, e senza alibi. Le sardine sono un movimento delicato. La rozza semplificazione e i luoghi comuni possono soffocarlo sul nascere.

A Varese non vedo soggetti nuovi che si facciano avanti: vedo persone che, già politicamente attive da tempo, cercano di mettere un’OPA sul movimento. Se le sardine vogliono crescere e produrre risultati rilevanti e non effimeri, il movimento dovrebbe evitare il politicismo e il tatticismo degli adulti.

Le sardine hanno una caratteristica che mi piace: abbinano ironia e serietà. Può essere una ricetta felice, se si trovano le parole d’ordine giuste. Ne propongo alcune per svegliare certe sonnolenze, e cerco di spostare lentamente l’attenzione degli under 30 che mi leggeranno dai problemi generali, quelli seri, a quelli di costume e di mentalità che avvelenano i fondali della subcultura di massa e che non sono alla fin fine meno pericolosi.

Tutti i populisti sono nemici della demcrazia liberale: sempre e dovunque.
Maduro è un tiranno non meno di Putin e di Erdoğan.
Con l’Europa, contro Corbyn.
Abbiamo bisogno di élites pensanti, non di plebi inferocite.
Greta non sarà simpatica, ma ha ragione.
Salvini è di una estrema destra nuova, ma non è fascista.
L’antifascismo è un dovere, ma da solo non coglie i pericoli che corriamo.
Gli elettori leghisti, grillini e meloniani hanno la stessa quantità di neuroni e di sinapsi che abbiamo “noi” (noi chi?)..Diamo loro argomenti, non contumelie.
Nemmeno le sardine salveranno la patria. Se la patria c’è, non ha bisogno di salvatori.
Serve equità, ma non possiamo abolire la povertà. Possiamo abolire chi dichiara di averla abolita, questo sì.
Le sardine non devono demonizzare nessuno.
Tagliagole come Travaglio, no grazie!
Non rimpiango la Gabanelli. Il populismo è un male insinuoso perché insinuante.
Il sindaco di Bibbiano non ha fatto niente. Ma non per questo linceremo chi lo ha linciato.
Facebook è una chiavica per pantegane, esibizionisti e babbioni perditempo. Disertiamolo per ripristinare relazioni reali interpersonali.
Soros è un abile finanziere impegnato nel sociale.
Io non sputacchio sui Benetton.
Laura Boldrini è una donna che onora il nostro paese
La casalinga resti a Voghera. Giggino torni al San Paolo.
Genova ha avuto solo un comico: Gilberto Govi. Il resto è farsa.
Meglio professoroni che cialtroni.
Le scie chimiche non esistono. E la TAV non le emette.
A me il lattosio, il glucosio e l’olio di palma piacciono moltissimo.
Mi curo con Veronesi, non con Di Bella.
Meno omeopatia, più vaccini.
Meno stregoni, più medici.
La terra non è piatta.
Chi non pratica l’autoironia non è una sardina ma un’untuosa aringa affumicata.

di
Pubblicato il 16 Dicembre 2019
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