Scarseggia la fiducia e l’economia lombarda rallenta

Presentato alla Liuc l'aggiornamento congiunturale della Banca D'Italia. Sopranzetti (direttore filiale di Milano): «Servono dimensioni aziendali maggiori, accesso ai mercati, manifattura di alto livello e investimenti in ricerca e sviluppo»

Generico 2018

Agli economisti,  quando devono rappresentare la situazione italiana, piace molto  la metafora legata ai motori. Nel 2015, durante la presentazione del diciannovesimo Rapporto Einaudi, Giuseppe Russo paragonò l’impresa italiana a una Gran Torino tenuta  lustra e chiusa nel garage, proprio come faceva Clint Eastwood nell’omonimo film, pronta a rimettersi in moto in presenza di condizioni migliori. Quattro anni dopo, Giuseppe Sopranzetti, direttore della sede di Milano della Banca d’Italia, nel presentare l’aggiornamento congiunturale dell’economia lombarda all’università Liuc di Castellanza, parla di «un motore della produttività molto buono, alle prese con la scarsità di carburante».

Rimanendo nella metafora e alla luce dei dati presentati dalla Banca d’Italia si potrebbe dire che negli ultimi quattro anni la Gran Torino è uscita dal garage, si è messa lentamente in strada e, presi coraggio e fiducia, ha iniziato a sgasare. Nel 2018, sull’onda dell’entusiasmo generale, ha mantenuto una bella velocità, degna di un bolide, ma quest’anno ha ricominciato a rallentare. Il motivo, come diceva Sopranzetti, è la mancanza di carburante, ovvero la mancanza di fiducia che crea incertezza. Quindi non si fanno investimenti e la Gran Torino rischia di fermarsi nuovamente ai box.

«Il motore lombardo – ha detto il direttore della sede milanese – funziona molto bene, anche grazie al modello ambrosiano (modello a cui l’ex Governatore Roberto Maroni della Lombardia ha dedicato un libro, ndr) che funziona a prescindere dal colore politico, cosa che vi assicuro avendola girata, non accade nel resto d’Italia».

È chiaro che l’Italia e in particolare la Lombardia risente del rallentamento della Germania, a cui è legata a doppio filo. I dati commentati da Francesco Bripi, divisione analisi e ricerca economica territoriale al settore privato della Banca d’Italia, parlano chiaro: nel 2019 il risultato complessivo della produzione industriale ha generato un misero +0,3%,  contro il + 3% del 2018 e il 3,7% del 2017. Quindi: «siamo in piena stagnazione».

In questo quadro complessivo,  la produzione industriale della provincia di Varese nei primi nove mesi del 2019 è rimasta quasi stabile (-0,1%). Le ragioni come si accennava sono da ricercare anche fuori dai confini italiani. «Uno studio del Fondo monetario internazionale – ha spiegato Sopranzetti – dice he siamo in presenza dell’incertezza commerciale maggiore degli ultimi dieci anni. Sull’economia mondiale c’è una grande nuvola oscura».

L’altra cartina tornasole è l‘andamento dei settori. Tra quelli che vanno male c’è l’automotive, che rappresenta una voce importante del Pil lombardo, mentre tengono farmaceutico e chimico. Si è rafforzata la ripresa delle costruzioni con una crescita del fatturato pari al 6,9% nei primi tre mesi del 2019. In pratica è quasi raddoppiato rispetto al 2018. Aumentano anche le transazioni immobiliari (+7,5%) nel primo semestre ed anche i prezzi (+0,9). Nel 2019 non brilla l’export lombardo che a giugno è calato dello 0,6% % (+5,4 nel primo semestre del 2018), mentre cresceva dell’1,2% nel resto d’Italia.

In Lombardia tiene l’occupazione (+1,2%), scende il tasso di disoccupazione dello 0,6% (5,7 %), aumenta il tasso di attività (72,7%). Si è interrotta nel 2019 la riduzione della cassa integrazione ordinari (+5,4%).

Se sul fronte del credito, secondo i dati presentati da Davide Arnaudo, divisione analisi e ricerca economica territoriale al settore privato della Banca d’Italia, complessivamente la Lombardia fa segnare una flessione  dello 0,4%, la provincia di Varese, nei primi nove mesi del 2019, è in piena controtendenza con un +2,8%. C’è una crescita più accentuata per il credito al consumo delle famiglie lombarde  (+3,2%), mentre i prestiti alle imprese calano del 2,3%. «C’è una debolezza della domanda di credito – ha spiegato Arnaudo – a fronte di un’offerta rimasta sostanzialmente invariata». Anche in questo caso Varese fa segnare una controtendenza con un +2,3% di prestiti alle imprese, in aumento rispetto al 2018.

Un dato interessante nella rilevazione di Banca d’Italia è che quasi l’80 per cento delle imprese industriali e dei servizi interpellate chiuderà il 2019 in utile, questo favorirà l’accumulo di liquidità e quindi anche la capacità di autofinanziamento.

«Expo – ha concluso Sopranzetti – ha dato una grossa spinta al sistema lombardo. Ora servono dimensioni aziendali maggiori, accesso ai mercati, manifattura di alto livello e investimenti in ricerca e sviluppo. La Lombardia può contare su un capitale umano notevole e su ottimi talenti. Questo Paese, come disse Visco un anno fa, deve evitare di disperdere la fiducia».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

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Pubblicato il 06 Dicembre 2019
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