I 5 Stelle tornano a chiedere la chiusura dell’inceneritore Accam
I deputati del territorio Invidia e Olgiati elencano i motivi per i quali l'impianto non avrebbe più ragione di esistere: le inchieste, i danni dell'incendio, la mancanza di prospettive
I deputati del Movimento 5 Stelle Riccardo Olgiate di Legnano e Niccolò Invidia di Varese tornano a puntare il dito contro il termovalorizzatore di Borsano gestito da Accam (foto di Massimiliano Martino), recentemente spento dopo l’incendio che ha distrutto una delle due turbine per la produzione di energia.
In una nota spiegano tutti i motivi che dovrebbero spingere i soci a chiudere l’inceneritore, invece che farlo ripartire con una spesa non inferiore ai 4 milioni di euro. Tre le ragioni elencano le inchieste della magistratura, l’inefficienza economica ed ecologica, la mancanza di un serio piano industriale, diminuzione dei rifiuti.
Non siamo certo felici che un incendio abbia investito una parte dell’area su cui insiste l’inceneritore ACCAM ma non possiamo nemmeno tacere su un tema così delicato e sul quale ci battiamo da anni.
Oggi nonostante le rassicurazioni del nuovo Presidente Bellora scopriamo dalla stampa che la realtà è ben diversa da quella che si cerca di rappresentare.La conta dei danni è ancora in corso e pare molto più pesante del previsto. Questo comporterà un inevitabile stanziamento economico importante per i comuni soci e quindi a cascata sui cittadini.
Accam è ormai da anni una società in forte difficoltà economica-gestionale e gli amministratori che si sono succeduti per nascondere questo aspetto hanno trovato come unica soluzione quella di rimandare continuamente la chiusura dell’impianto per poter allungare i tempi dei pagamenti.Nei piani industriali manca totalmente una visione del futuro in ottica green, la più grande sfida che il Paese e non solo ha davanti, i vertici sono stati recentemente decapitati dalle inchieste e dagli arresti dell’operazione “Mensa dei Poveri” e come se tutto questo non bastasse la società ha recentemente perso lo status “in house” che permette quanto meno un minimo di certezze nei conferimenti. Un quadro devastante che impone oggi più che mai una riflessione estremamente approfondita e, per una volta, seria su come procedere.
Regione Lombardia ha grossissime responsabilità in questo senso, nonostante abbia approvato un piano di decommissioning degli inceneritori, non muove un passo per attuarlo e così mentre in Emilia Romagna si decide di spegnere l’inceneritore di Ravenna, grazie ai buoni risultati della raccolta differenziata, in Lombardia l’assessore leghista Cattaneo continua a sostenere la necessità di 13 impianti (unica regione in Italia!) anche se vecchi e inquinanti come Accam. Oggi qualsiasi scelta avventata potrebbe avere ricadute pesanti sul territorio, non solo da un punto di vista ambientale al quale i cittadini ormai sono tristemente abituati.
Innanzitutto ora sarà fondamentale individuare le Responsabilità dell’incendio perché se scoprissimo che anche da un punto di vista manutentivo l’impianto fa acqua saremmo di fronte alla goccia che fa traboccare il vaso.
Ma se anche l’esito delle verifiche non dovessero rilevare responsabilità dirette da parte della società è arrivato il momento di sedersi intorno ad un tavolo tutti quanti, amministratori, vertici societari, Regione Lombardia e soprattutto cittadini.
Il bivio di fronte a cui ci troviamo è troppo importante per decidere nelle segrete stanze senza la trasparenza necessaria la strada da percorrere, il recente passato deve essere ben presente nella testa di chi dovrà assumersi le responsabilità del caso.
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Di ACCAM dovrebbero occuparsi gli amministratori locali, non i deputati.