Eroina, ora la fumano anche nei lavatoi
Il ritrovamento di una pipa artigianale fatta con una bottiglia di plastica mette in allarme una piccola comunità. Le nuove piste dello spaccio nei boschi dell’Alto Varesotto e i rimedi da adottare
Le ultime nonnine ci andavano a lavare i panni fino a una quindicina d’anni fa. Ma oggi in quei posti si fuma l’eroina.
Sono i vecchi lavatoi di mattoni rossi e tegole portoghesi, luoghi di chiacchiere e convivialità dove sotto Natale vengono allestiti i presepi e ancora oggi vengono impiegati per il boockrossing dei libri non sono immuni dal mondo delle dipendenze.
Prova ne è il ritrovamento avvenuto martedì mattina (nella foto) di una pipa artigianale costruita con una bottiglia di plastica impiegata comunemente per fumare eroina: un cartoncino arrotolato che serve per aspirare non distante dal tappo lasciato aperto e su cui viene posizionata una stagnola bucata che fa da braciere per l’eroina di strada, la «black tar» o il «cobrèt» che sul mercato si trova oramai a pochi euro per dose.
Si accende. Si fuma. E si rimane lì, ad aspettare la botta. Non è detto che la droga sia stata consumata sul posto, né lì spacciata. Ma nelle vicinanze è assai probabile.
LE PIAZZE NEI BOSCHI – Solo un anno fa a pochi chilometri di distanza, anche nel paese di Castello Cabiaglio i carabinieri fecero scattare le manette a diverse persone cadute nella rete di una imponente indagine che proprio nei giorni scorsi ha segnato le prime condanne. Non è quindi escluso che questo piccolo paese di neppure mille anime sia tristemente da annoverarsi nei tanti punti che costellano la mappa dello spaccio nell’Alto Varesotto. Solo lo scorso weekend i carabinieri alle 6 del mattino con un’azione congiunta di acqua e di terra hanno distrutto una postazione di spaccio “vista lago“ a Castelveccana: nessun arresto, ma la cartina tornasole di una tecnica oramai rodata per mettere in difficoltà le forze dell’ordine.
LE FORZE IN CAMPO – L’oggetto ritrovato questa mattina è stato segnalato ai carabinieri dal sindaco di Orino, Cesare Moia. Le forze dell’ordine sono attive sul territorio: non ci sono solo i carabinieri della stazione di Cuvio, ma anche i colleghi forestali di Luino e delle altre stazioni e gli agenti della polizia locale che fanno il possibile per controllare il via vai sospetto delle persone, spesso disperati che si addentrano nel dedalo di sentieri attraverso il bosco che unisce i diversi paesi della Valcuvia e delle altre valli. In questi giorni i militari sono all’opera anche in almeno altre due postazioni di spaccio “volanti“ dove sono state fatte segnalazioni.
I NUOVI RISCHI – Le postazioni di spaccio volanti sono i nuovi rischi di questa attività illegale. Non c’è più, cioè, la consapevolezza dei 4-5 posti che i clienti da mesi conoscevano come i negozi all’aperto di cocaina o eroina, ma la forte mobilità delle organizzazioni criminali che si spostano velocemente di valle in valle. Grazie alla tecnologia – telegram, whatzapp, messenger e altri sistemi di messaggistica instantanea – riescono a ingaggiare i consumatori e a portarseli addietro.
L’ANTIDOTO – Con un sistema di questo genere, che non teme di sfidare anche posti potenzialmente scomodi come le cime delle montagne (ma quelle raggiungibili: San Michele, Cuvignone, Mondonico) per approntare postazioni in tenda per anche una sola note, l’antidoto non può essere quello di lasciare il controllo del territorio alle sole forze dell’ordine. Anche l’impiego di gruppi organizzati, come la protezione civile, risulta difficile da mettere in campo, visto che non può essere impiegata per operazioni di ordine pubblico. Allora l’arma vincente per colpire rimane sempre quella tenuta in tasca da ciascuno: il cellulare, la chiamata al 112 e la tempestiva segnalazione, senza paura di disturbare. Carabinieri e polizia rispondono sempre. E prima arrivano, prima colpiscono.
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