Dopo la protesta di mille educatrici rinviato il voto sugli asili nido
Regione Lombardia ha spostato di quasi un mese, al 26 febbraio invece che alla prossima settimana, la data per approvare la delibera regionale sugli asili nido
Rinviato in Regione il voto per approvare la delibera sugli asili nido. Dopo la mobilitazione di ieri al Pirellone dei sindacato della Funzione pubblica, il voto slitta al 26 febbraio.
Soddisfazione è stata espressa dai rappresentati sidacali. «Dopo l’imponente presidio regionale organizzato ieri come FP CGIL – CISL FP e UIL FPL Lombardia, con oltre mille educatrici, educatori e qualche genitore, sotto al Pirellone, e dopo l’incontro con i capigruppo di maggioranza e minoranza e quello in Terza Commissione Consiliare, incassiamo questo posticipo come un primo risultato della nostra mobilitazione unitaria»
Secondo Cgil, Cisl e Uil l’attuale delibera sul regolamento di esercizio degli asili presenta diversi punti critici: «Lo abbiamo evidenziato anche nel documento richiestoci da Regione dopo l’incontro di ieri: dall’ingresso di personale volontario a un calendario scolastico fatto di 205 giorni che non rispetta quanto stabilisce il contratto delle funzioni locali (non superare le 42 settimane). Un calendario che – lo precisiamo – nulla toglie alla garanzia alle famiglie rispetto al servizio nel mese di luglio, già presente sul territorio. Altra criticità è poi il rapporto numerico educatore/bambini 1:8, senza peraltro modularlo in base all’età e alle diverse esigenze delle bambine e dei bambini».
«I nostri rilievi sono stati inviati oggi – concude la nota dei sindacati – ora auspichiamo in una valutazione approfondita della Dgr e, se non nella sue sospensione, in tutte le sue necessarie revisioni e miglioramenti».
Soddisfazione per i rinvio è stata espressa anche dal Partito democratico: «La maggioranza – ha detto il consigliere regionale Samuele Astuti – ha riconosciuto le criticità della delibera che sono state segnalate da noi, Comuni e sindacati. Da rivedere sono sicuramente l’organizzazione e il calendario delle strutture, che non possono essere, come prevede l’attuale testo, stabiliti con rigidità dalla Regione ma devono fare capo ai Comuni che, nella maggior parte dei casi, gestiscono i servizi. Da rimettere in discussione, inoltre, a garanzia della sicurezza e del benessere dei bambini, la norma che consente ai volontari, chiunque essi siano, di sostituire gli educatori nelle strutture. Da sanare, infine, il grave ritardo della Regione che non si è ancora adeguata alla normativa nazionale che prevede una continuità educativa dagli 0 ai 6 anni”. Auspichiamo che, attraverso il confronto con la maggioranza, si riesca ad arrivare a un testo condiviso e migliorato».
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