La vita da gigolò gli costa due processi per maltrattamenti, sempre assolto
Un trentottenne è stato assolto per la seconda volta dalle accuse di violenza nei confronti della compagna ma la vittima delle botte era lui, a causa della sua vita dissoluta. Gli era già successo nel 2018
Questa mattina, martedì, è stato assolto per la seconda volta in due anni dal reato di maltrattamenti in famiglia. Il secondo incubo di un 38enne di Saronno si è concluso nel migliore dei modi in tribunale a Milano con l’assoluzione perchè il fatto non sussiste. In buona sostanza non c’erano i maltrattamenti nei confronti della ex-compagna con la quale aveva avuto un figlio e nemmeno l’interruzione di gravidanza che il magistrato aveva ipotizzato inizialmente, sulla base della testimonianza della presunta vittima.
Il suo legale Domenico Costantino, che lo ha seguito nelle due vicende giudiziarie, spiega così quanto accaduto: «La sua unica vera colpa è lo stile di vita che ama fare: amante della vita notturna, qualche sbronza di troppo e una spiccata attitudine al tradimento. Mai ha toccato una donna per picchiarla, anzi la vittima dei maltrattamenti in casa era lui, sia nella prima convivenza che nella seconda».
Nel gennaio 2018 fu assolto dal Tribunale di Busto Arsizio perchè accusato dalla precedente compagna di averla maltrattata, picchiata e addirittura ferita con un coltello ma davanti al giudice le accuse non ressero ed emerse una storia di litigi continui nei quali entrambi se ne dicevano di cotte e di crude e dove era la donna ad aggredirlo fisicamente. L’assoluzione arrivò a 4 anni dalla denuncia.
Due anni esatti dopo eccolo di nuovo davanti ai giudici (questa volta di Milano perchè il fatto è avvenuto a Garbagnate Milanese), dalla parte opposta la compagna con la quale tradiva la prima donna che l’ha denunciato e di nuovo i verbali dei Carabinieri parlano di violenza, di vita insostenibile per lei a causa della sua propensione al tradimento e di una condizione di stress psicologico ed emotivo talmente forte da farle perdere il bimbo che aveva in grembo.
Questa volta per lui scattano anche gli arresti domiciliari, misura decisa come aggravamento dopo che lui aveva violato il divieto di avvicinamento alla vittima, si scoprirà poi che lo aveva fatto per vedere il bambino che avevano avuto. Come se non bastasse in quei tre mesi di clausura forzata il 38enne ha anche tentato il suicidio.
Questa mattina il collegio giudicante, una volta esaminate le carte in possesso, ha deciso che era abbastanza e ha stabilito che non servisse nemmeno ascoltare i testimoni. L’uomo è stato nuovamente assolto, anche grazie al suo legale che ha deciso di non prendere parte all’astensione degli avvocati che protestano contro la riforma della prescrizione.
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