Pugni in faccia e sacchetto sulla testa, “così mi hanno rapinato“
Prosegue il processo per l’operazione “Beverly“ sulle rapine a sale slot e compro oro tra confine col Ticino e Milanese nell’autunno del 2018
«Ma quale organizzazione. Ma quale pianificazione, signor giudice, non avevo più soldi, dopo aver perso il lavoro in Svizzera. Non avevo più un euro per pagare l’affitto di casa, tanto che quella sera, dopo aver fatto il colpo, siamo andati a dormire in Hotel, a Lavena».
Che la banda delle sale slot fosse composta da giovani e inesperti l’avevano già specificato i carabinieri del nucleo investigativo di Varese all’indomani dei primi arresti nell’ambito dell’operazione Beverly: inesperti sì, ma certamente pericolosi perché estrarre un’arma, seppur giocattolo, durante una rapina può essere il prologo di qualcosa di molto peggio: può spalancare le porte del carcere – come avvenuto – ma anche quelle dell’obitorio se nella fuga si incontra qualcuno che le armi le sa usare per davvero.
Ma la vera piaga emersa nell’interrogatorio di oggi durante la seconda trache del processo per quei colpi alle sale slot e ai compro oro che vende imputati tre giovani è stato il racconto di uno dei coinvolti già condannato con rito abbreviato che ha spiegato la temperie in cui maturavano i colpi e facendo emergere pure un coté umano allarmante: disoccupazione e dubbie competenze professionali, necessità di soldi facili per mantenere un’autonomia che al primo scossone fa vacillare e sconfinare nell’illegalità.
Di fronte al collegio di Varese ha parlato un giovane classe 1993 originario della Sicilia già frontaliere in Ticino poi divenuto pendolare della rapina: «Osservavamo i locali, se vedevamo tanta gente e possibili giri di soldi, agivamo. Sì, qualche sopralluogo l’avremo anche fatto, ma succedeva tutto così, quasi per caso, dalla necessità di aver qualche soldo in tasca».
Per questo, per avere i soldi a disposizione, ma questa volta puliti, due dei tre imputati di oggi hanno chiesto l’attenuazione della misura degli areresti domiciliari con l’obbligo di firma: «Vogliono riallacciare i contatti col mondo del lavoro», è stata la richiesta dei legali. Si attende la decisione. Nel frattempo ha parlato di fronte al tribunale anche una delle vittime delle rapine, non “la“ rapina, cioè quella di Bisuschio da cui partirono le indagini dei militari che trovarono materiale genetico di uno dei rapinatori sotto le unghie dell’aggredito la sera dell’8 settembre 2018, bensì quella che ebbe maggior risalto mediatico anche per via del forte allarme sociale che produsse.
Un colpo reso “scenografico“ dalle immagini di sorveglianza all’esterno della sala Vlt Cash Club di Marchirolo il 9 ottobre 2018 e diffuse dai carabinieri: ragazzi con felpa, cappellino, cappuccio e pistola che corrono e poi, una volta dentro, la minaccia con le armi del dipendente che viene portato nel seminterrato dove c’è la cassaforte; a quel punto i contanti vengono razziati, e lui lasciato chiuso nello sgabuzzino.
«Appena sono entrati, verso l’ora di chiusura, mi hanno tirato due pugni in faccia facendomi cadere, poi ancora botte mentre ero a terra e una volta rialzato mi hanno calato il cappuccio sulla fronte e messo un sacchetto di plastica in testa, quello delle ricevute».
Ma il dipendente è furbo: mentre scendono le scale (nella foto) verso la cassaforte accende le luci dando così la possibilità alle telecamere di sorveglianza di illuminare i malviventi, che poi lo lasciano in un locale di servizio da cui riesce ad uscire e a dare l’allarme grazie ad una chiave di scorta nascosta. «Quella sera, con la faccia piena di sangue e il sacchetto in testa, non me la dimenticherà mai».
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
Viacolvento su Voto palese per la mozione di sfiducia all'assessore, il sindaco di Busto Arsizio chiede una modifica al regolamento
PaoloFilterfree su Il mio medico di base è andato in pensione e devo cercarmi da solo un nuovo curante
lenny54 su Il mio medico di base è andato in pensione e devo cercarmi da solo un nuovo curante
Federico Facchinetti su Rocco Perla, dai Mastini alla leva in Finlandia. "In tre giorni è cambiato tutto. Amo Varese, vorrei tornare"
Nadia Zorzan su “Disperata per una gomma bucata, salvata da un bambino di 9 anni: Nicolò piccolo meccanico eroe”
NucciaSiluri su Omicidio di Lidia Macchi, 38 anni senza un colpevole
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.