Se i segnali erano chiari perché Whirlpool non li ha colti?
Il prossimo incontro tra l'azienda e il sindacato dei metalmeccanici è previsto per metà febbraio
Come era prevedibile il sindacato dei metalmeccanici non ha gradito la decisione di Whirlpool di lasciare il sito di Napoli. Questa volta la decisione sembra proprio irrevocabile, stante la disponibilità della multinazionale americana a continuare la produzione fino alla fine di ottobre del 2020. Marco Bentivogli segretario nazionale della Fim Cisl si chiede un po’ ironicamente che «forse la strategia sulle lavatrici di alta gamma non è stata azzeccata. Ma se i segnali erano già chiari perché Whirlpool non li ha colti?»
«Gli errori commessi – dice Bentivogli – Non possono essere imputati hai lavoratori e le strategie dovevano essere altre già a partire dal 2018 . Non si può confermare la strategia e poi dare le colpe al mercato perché il piano industriale lo ha scritto Whirlpool. Sembra impossibile pensare che la multinazionale americana non sappia dove produrre le lavatrici di Napoli».
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«Da questo momento si rompono le relazioni sindacali con l’azienda – aggiunge il segretario generale della Fiom Cgil di Napoli, Rosario Rappa, al termine dell’incontro di Roma – Se il governo non prende una posizione forte, la vicenda Whirlpool diventa una questione di ordine pubblico. Se il 31 marzo cesserà la produzione di lavatrici e non sarà prospettata una soluzione concreta, a Napoli scoppierà una bomba sociale».
Anche Rocco Palombella, segretario nazionale della Uilm, chiede maggiori rassicurazioni anche dal governo aspettandosi che il ministro Patuanelli porti soluzioni concrete «per garantire gli stessi livelli occupazionali e la produzione di elettrodomestici di alta gamma nello stabilimento di Napoli».
Il ministro Patuanelli non si è nascosto dietro giri di parole ammettendo che «Whirlpool decide di chiudere per un problema industriale e non ci sono strumenti coercitivi per impedirlo. Il governo ha cercato di evitarlo ma la dichiarazione di Whirlpool è che per restare servono 20 milioni all’anno e non è sostenibile. Lo studio di INvitalia è quello di verificare le reali condizioni dichiarate. Il ministero garantisce il massimo impegno per trovare soluzioni ma oggi soluzioni non ce ne sono».
Ci sarà un nuovo appuntamento a metà febbraio presso il Mise a Roma per il confronto sul rinnovo degli ammortizzatori sociali.
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