Da Torino a Varese, come si dissolvono le edicole del centro
L’hanno letto in molti il post di Mario Calabresi che segnalava la chiusura dell’ultima edicola di piazza Statuto a Torino: una situazione che si è riprodotta anche nella città giardino
L’hanno letto in molti il post di Mario Calabresi che segnalava la chiusura dell’ultima edicola di piazza Statuto a Torino.
“Questa è la storia della fine di un sogno e di qualcosa che stiamo perdendo tutti. Una storia che si ripete ogni giorno in Italia, in silenzio, lontano dai riflettori.
Questa è la storia di Marzia che ieri ha alzato per l’ultima volta la saracinesca della sua edicola, due vetrine di un bel negozio sotto i portici neoclassici di piazza Statuto a Torino. Dieci anni fa in questa piazza c’erano quattro edicole, da oggi nemmeno una: anche l’ultima ha spento le luci.….”
Una storia che potrebbe essere raccontata anche da Varese: anche perchè la centralissima piazza Monte Grappa le sue edicole le ha perse già tutte.
Ce n’era una all’angolo con corso Moro, ed ora è il punto informazioni di Autolinee Varesine. Ce n’era una all’interno della libreria MArco, all’inizio di corso Matteotti, e ora è uno dei tanti negozi d’occhiali. Ce n’era una nella vicina via Marcobi, che non c’è più. E ce n’era una in piazza san Giuseppe: il cui chiosco, in realtà, c’è ancora, ma è diventato tutt’altro. Abbiamo provato a chiedere all’attuale titolare di cosa si tratta e come va.
«Innanzitutto, se vivessi solo di quello che vendo, non vivrei – spiega Giacomo Valente, che gestisce il chiosco di piazza San Giuseppe – Io faccio parecchie fiere, anche lontano da qui, e quelle mi permettono di avere molto piu “giro”, e mercato».
Giacomo Valente nel suo chioscoValente vende antichità: dalle monete alle cartoline, dai libri alle etichette. In un luogo che è storico: «Il chiosco qui c’è da sempre: ho delle foto del 1942 che mostrano la sua esistenza, anche se a catasto è visibile dagli inizi degli anni ’50 – continua – Io ho acquisito anche la licenza di edicola, ma francamente non l’ho mai usata: non era questo il mio obiettivo. La mia idea era di creare un angolo di cultura, tipo i “bouquinistes” che ci sono nelle grandi città europee. E con gli stranieri questa idea funziona bene: non c’è bisogno di chiedere nulla a loro, sanno già cosa trovare da me. Se fossimo a Como, questo chiosco funzionerebbe benissimo: varrebbe oro. Non avrei certo il tempo di chiacchierare con lei. Ma qui la mentalità culturale e turistica non c’è».
Fatto sta che a frequentare il chiosco sono prevalentemente stranieri: «Di solito spendono da uno a dieci euro per una cosa che rappresenti l’Italia. a volte prendono una cartolina di Varese, o una brochure. Vengono più spesso nel periodo natalizio o primaverile – spiega – in particolare Gli stranieri che arrivano dall’Est e vengono a trovare i parenti comprano francobolli. Ho dei clienti che passano qui tutti gli anni».
E per chi vuole ancora comprare il giornale? Le edicole del centro rimaste sono a metà di corso Matteotti e in piazza Repubblica, mentre il chiosco in fondo a vicolo Canonichetta si è spostato in piazzale Resistenza ed è diventato “ibrido”: un bar con rivendita di giornali. Speriamo che porti loro fortuna.
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