Torture nei garage, messa alla prova per i quattro minorenni

Lo ha deciso la corte d’appello minorile dopo le pesanti condanne in primo grado. Attivato per tutti un progetto di recupero e reinserimento sociale

sparatoria palazzo giustizia milano

Più di un anno e mezzo di “messa alla prova“ in comunità con progetti specifici e differenziati per un percorso di recupero e reinserimento sociale.

È la decisione della Sezione minorile della corte d’appello di Milano per i quattro minori indagati per il pomeriggio di violenza consumatosi nel novembre del 2018 alle Bustecche di Varese dove un ragazzo denunciò di aver subito l’aggressione per diverse ore in un garage da parte di quattro coetanei che vennero arrestati dopo brevi indagini della squadra mobile di Varese e indagati dalla procura dei minori per sequestro di persona, lesioni, rapina, violenza privata ma anche tortura, fattispecie di recente introduzione e per la prima volta in Italia contestata proprio a questi adolescenti.

Il 3 luglio scorso arrivò la condanna in primo grado: quattro anni e 1200 euro di multa per tre dei quattro imputati, e per il più giovane 4 anni e sei mesi e 1500 euro di multa. Nei motivi di appello, deciso da tutte e quattro le difese veniva contestata l’eccessiva rigidità della pena anche e proprio alla luce dell’applicazione del reato di tortura, nato secondo le intenzioni del legislatore anche per tutelare il cittadino dall’abuso di potere in maniera violenta da parte di un pubblico ufficiale.

Ma gli avvocati sollevarono pure la necessità da parte della corte di una rapida applicazione della messa alla prova, istituto nato apposta per una applicazione in ambito minorile che oltre alla sospensione del procedimento permette di attivare un percorso rieducativo e di reinserimento al termine del quale è prevista una valutazione da parte dell’autorità giudiziaria che in caso di buona condotta consentirebbe di estinguere il reato.

Nell’udienza i giudici del collegio hanno esaminato la tipologia dei progetti di recupero presentati, sentendo gli assistenti sociali e gli educatori delle comunità in cui tutti e quattro i ragazzi sono da tempo affidati. Il giudice ha dunque disposto con ordinanza la sospensione del processo.

Il provvedimento di messa alla prova durerà fino al 31 ottobre 2021 e decorso il periodo di sospensione, il giudice, tenuto conto del comportamento del minorenne e dell’evoluzione della sua personalità, se ritiene che la prova abbia dato esito positivo, dichiara estinto il reato.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 31 Gennaio 2020
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