Fino ai 6 anni c’è bisogno del carnevale tutti i giorni
L'importanza del travestimento nella crescita dei bambini: i vestiti, gli accessori e la presenza dell'adulto nel carnevale che dura tutto l'anno
Il travestimento è un gioco fondamentale durante la prima infanzia perché mette in atto una serie di dinamiche psicologiche importanti per la crescita. Soprattutto se viene sostenuto correttamente dagli adulti.
Ne è convinta Margherita Fassari, psicologa dello sviluppo che, assieme agli asili nido di Crescere insieme Esperia (presenti soprattutto nel Lazio) ha lanciato una campagna a favore del travestimento come gioco di crescita e di scoperta del se’ dei più piccoli: “I SI e i NO del Carnevale”. Obbiettivo: liberare il gioco del travestimento, troppo spesso circoscritto ai canonici giorni dedicati al Carnevale.
Mascherarsi e travestirsi dovrebbe invece essere un gioco da proporre ai bambini ogni qualvolta desiderano. “Tra tutti i benefici del gioco del travestimento e della maschera c’è quello di sviluppare la competenza immaginativa, competenza alla base del pensiero divergente, che consente di imparare a risolvere le situazioni individuando soluzioni diverse, più efficaci. Le basi del ‘problem solving’, skill oggi imprescindibile nella vita e nella professione” spiega l’esperta presentando la campagna alle famiglie.
Bastano una valigia vecchia o un cesto contenente vestiti usati e tanti, tantissimi accessori: occhiali, scarpe, anelli, bracciali, foulard, cappelli e guanti. Il gioco è fatto: si mette la scatola nel centro della stanza e si lasciano i bambini liberi di scegliere il travestimento che preferiscono. E poi tocca all’adulto spingere a rivelare (tecnica psicologica del reveal): “Chi sei? Da cosa ti sei travestito? Chi sei diventato?”
Ed ecco che appariranno principesse e supereroi, mostri e personaggi della porta accanto, la zia, la nonna ma anche la mamma o il papà.
“La maschera aiuta i bambini a lavorare su di sé, a integrare i diversi aspetti della loro personalità, a lavorare sulle loro paure – mi travesto da mostro perché il mostro mi fa paura”, spiega la Fassari.
Se il travestimento non è imposto, come accade con “il gioco della valigia” i bambini non provano disagio a mascherarsi, non sono né intimiditi né imbarazzati perché il travestimento è uno dei giochi più inclusivi in assoluto.
Può capitare che i bambini abbiano un rifiuto quando vengono introdotti i vestiti pronti, i costumi di scena, che affidano un ruolo oltre al travestimento: che fare se devo diventare supereroe e non mi sento tale, se devo essere orso quando mi sento tartaruga o ancora quando non mi ritrovo nei panni del personaggio dei cartoni tanto amato, che, però, una volta ‘addosso’ mi sta stretto?
Il gioco del travestimento ha bisogno di un’altra regola importante, anche questa, guarda caso, tipica della tradizione del Carnevale, il superamento delle regole e dei divieti per l’intera durata del gioco. E allora via a rossetti e labbra rosse, a bambini liberi di creare disordine e tuffarsi dentro, di alzare un po’ la voce e ritagliare coriandoli. altrimenti, senza sovvertire qualche regola, che carnevale sarebbe?
Il gioco del travestimento è positivo quando:
– il travestimento è libero utilizzando abiti usati o fatti in casa e maschere autoprodotte
– si può fare tutto l’anno
– sì alle domande sul travestimento ‘Chi o cosa sei diventato?’
– nella valigia assieme ai travestimenti trovati in casa ci sono tanti accessori
– durante il travestimento il gioco è libero
– sì all’affiancamento dell’adulto durante il gioco per ascoltare il racconto e gestire le emozioni
Da evitare durante ogni Carnevale:
– stereotipi (vestiti da ‘femmine’ e da ‘maschi’ ad esempio)
– maschere pronte (e se vengono usate accertarsi che il piccolo una volta indossata non si senta a disagio perché il personaggio gli sta stretto)
– suggerimenti e maschere regalate (ti regalo il vestito da principessa…)
– il riordino immediato (si può fare un po’ più tardi)
Foto in apertura di Nois Germain da Pixabay.
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