Allarme Coronavirus, “Al lavoro giorno e notte per produrre mascherine”
Andrea Spasciani, manager dell'azienda specializzata nella produzione di un’ampia gamma di prodotti studiati e realizzati per la protezione delle vie respiratorie, ci ha spiegato come indossare una mascherina, quali sono quelle consigliate e qual è la (scarsa) disponibilità sul mercato
È di oggi la notizia dei primi contagiati da coronavirus in Lombardia, nel Lodigiano. Da settimane è partita la corsa all’acquisto delle mascherine di ogni forma e tipo, ma quali sono i dispositivi di protezione corretti da utilizzare?
Lo abbiamo chiesto alla Spasciani, azienda con sede a Origgio, nata nel 1892, specializzata nella produzione di un’ampia gamma di prodotti studiati e realizzati per la protezione delle vie respiratorie. Nel 2019 ha acquisito la Nueva Sibol, società spagnola specializzata, tra le altre cose, nella produzione delle semimaschere usa e getta.
«Da quando si è diffuso il coronavirus in Cina siamo passati da un turno di produzione a tre turni al giorno, abbiamo commesse per mesi e i nostri concorrenti sono nelle stesse condizioni – spiega Andrea Spasciani, manager dell’azienda -. Le mascherine filtranti consigliate dall’Oms sono Ffp2 e Ffp3, sigle che definiscono la classe di protezione».
Come sono fatte e come devono essere utilizzate le mascherine? «Le classiche mascherine chirurgiche non sono adatte alla protezione. Quelle consigliate sono fatte di vari strati di tessuto non tessuto, devono coprire naso, bocca e mento e possono avere una valvola. Sono monouso, non vanno tolte e rimesse, non vanno indossate dopo essersele messe in testa. Se si ha la barba, sono inutili perchè devono aderire perfettamente al volto. Non basta poi indossare la mascherina, bisogna adottare una serie di precauzioni igieniche come lavarsi sempre le mani, non toccarsi gli occhi. Vanno usate con consapevolezza».
L’organizzazione mondiale della sanità ha pubblicato le linee guida in merito alla prevenzione e all’uso dei dispositivi di protezione più idonei. Sono prodotti che per la maggior parte sono fabbricati in Asia, in Cina in particolare e nella regione di Wuhan ancora più nello specifico: «In Europa i produttori sono pochi, la Cina da quando è emersa la crisi ha bloccato gli export e la richiesta di mascherine è famelica – continua Spasciani -. La domanda è continua, il rischio è che tutte le mascherine prodotte siano dedicate all’emergenza o che siano mandate in Asia. Al momento noi produciamo qualche milione di mascherine, fabbricate nell’azienda spagnola che abbiamo acquisito un anno fa. I magazzini in Europa sono vuoti, facile immaginare che presto si passerà alla richiesta di maschere con una più alta qualità come semimaschere o addirittura maschere intere, prodotti più tecnici e a più alto livello protettivo per i quali noi siamo specializzati».
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