Asgi e Naga: “La sentenza conferma che è illegittimo chiamare ‘clandestini’ i richiedenti asilo”
Commentano così i legali di ASGI e NAGA, le associazioni che presentarono ricorso contro le parole della Lega contenute nei manifesti anti immigrati esposti nel 2016

«La sentenza conferma che l’utilizzo di un linguaggio rispettoso dei nostri doveri di protezione e delle persone che la chiedono non è solo un dovere morale ma è anche un obbligo giuridico». Commentano così i legali di ASGI e NAGA, le associazioni che presentarono ricorso contro le parole della Lega contenute nei manifesti anti immigrati esposti nel 2016.
Il giudice di secondo grado ha respinto l’appello di Lega Nord e del presidente della Sezione Lega Nord di Saronno, Davide Borghi, confermando che chiamare “clandestini” i richiedenti asilo costituisce comportamento discriminatorio e molesto per ragioni di razza ed etnia.
La vicenda nasce nell’aprile 2016 quando, in relazione all’apertura di un centro di accoglienza a Saronno che avrebbe dovuto ospitare circa 30 richiedenti asilo, la Lega Nord aveva organizzato una opposizione affiggendo nella cittadina dei cartelli con le seguenti scritte: “Saronno non vuole i clandestini” “Renzi e Alfano vogliono mandare a Saronno 32 clandestini: vitto, alloggio e vizi pagati da noi. Nel frattempo ai saronnesi tagliano le pensioni ed aumentano le tasse” “Renzi e Alfano complici dell’invasione”
Già il giudice di primo grado aveva accolto le domande di ASGI e NAGA assistiti dagli avvocati Alberto Guariso e Livio Neri.
La Corte d’Appello di Milano conferma che qualificare come “clandestini” i richiedenti protezione internazionale attribuisce automaticamente un comportamento illegale a chi invece si trova sul territorio per chiedere protezione e ha diritto di restarvi fino a che la sua domanda non venga esaminata.
La Corte d’Appello ha riconosciuto la responsabilità sia della sezione locale che della Lega nazionale e ha dunque condannato la Lega nord a risarcire il danno (quantificato in euro 5000 per ogni associazione), nonché alla rifusione delle spese processuali.
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