I medici compatti: “Non è il momento di abbassare la guardia”

Regione Lombardia decisa a procrastinare le misure di contenimento. Medici virologi e infettivologi lombardi spiegano i motivi

coronavirus

4835 tamponi effettuati in una settimana. 541 sono risultati positivi con 235 persone ricoverate di cui 85 in terapia intensiva.
A una settimana dal primo riscontro di un caso positivo in Lombardia, l’assessore Gallera, insieme al vicepresidente della Lombardia Sala e agli assessori Caparini e Foloni hanno fatto il punto della situazione. Non si sono presentati da soli ma accompagnati dai virologi e infettivologi degli ospedali lombardi.  L’intenzione è stata quella di dimostrare la bontà delle misure restrittive adottate domenica scorsa e l’importanza di poter procrastinare di altri sette giorni le ordinanze di chiusura e divieti assunte domenica scorsa. La richiesta è stata presentata al Governo che deciderà nel prossimo Consiglio dei Ministri

GRAVITA’ DELLA PATOLOGIA
« Non si tratta di peste bubbonica ma nemmeno di una normale influenza – ha spiegato il responsabile della terapia intensiva del Policlinico di Milano Antonio Pesenti – Abbiamo ricoverato molte polmoniti soprattutto in anziani e in pazienti già debilitati. Ciò ha richiesto il ricorso alla terapia intensiva dove la malattia non viene curata con terapie precise perchè non esiste ancora una medicina ma sostenendo le funzioni vitali. Il rischio è che un aumento incontrollato di casi possa mancare in emergenza il sistema delle terapie intensive lombarde».

LA TENUTA DEL SISTEMA SANITARIO
Di fatto, in difficoltà è stata ieri sera la terapia intensiva di Lodi dopo che in ospedale si sono presentati in contemporanea 51 pazienti e di questi 17 avevano bisogno di questi letti ad alta intensità: un numero che ha costretto a cercare accoglienza in altri ospedali. In Lombardia ci sono 900 letti di terapia intensiva ma non tutti gli ospedali sono attrezzati per casi virali che si trasmettono per via aere. Quelli attualmente coinvolti sono 17.

SITUAZIONE DINAMICA
Da qui la richiesta degli specialisti di proseguire con le misure di contenimento del virus: « La situazione non è né facile né veloce – ha commentato il virologo dell’ospedale Sacco Massimo Galli – in questo momento abbiamo dimostrato che un infetto trasmette il virus ad altre due persone. Dobbiamo ridurre a meno di uno questo passaggio per mantenere la nostra rete ospedaliera adeguata a dare risposte. Già oggi il personale di alcuni ospedali è allo stremo».

10% DEI CONTAGI TRA PERSONALE SANITARIO
Tra i casi positivi si conta anche il 10% degli operatori impegnati negli ospedali. L’assessore Gallera ha dichiarato che si sta cercando ulteriore personale da impiegare nelle aree sottoposte a maggiore stress.
Al momento, le aree più compromesse sono: il Lodigiano, il Cremasco, la Bergamasca e in modo più contenuto il Pavese ( 34% Lodi, 23% Cremona, 19% Bergamo, Pavia 9%). Un territorio che rappresenta il 3% della Lombardia. In tutte e 4 le aree sono attualmente esclusi i capoluoghi : anche a Lodi sono solo 6 i casi di residenti arrivati in ospedale.

FOCOLAIO AUTOCTONO
A preoccupare i sanitari sono proprio le modalità con cui si manifesta la malattia: « Dalla scoperta del primo caso e dall’andamento di questi giorni – ha sottolineato il dottor Galli – abbiamo capito che il virus circolava già sottotraccia da tempo. La situazione nella nostra regione è delicata perchè affrontiamo un caso di focolaio autoctono e importato. Chi arriva in ospedale di solito è già in fase avanzata della malattia e richiede cure più intensive. I casi positivi emergono, quindi, perchè coinvolti in ricerche collegate al paziente principale: non sono ammalati e non presentano sintomatologie preoccupanti. Questo, quindi, non è il momento di abbassare la guardia perchè siamo ancora in fase dinamica».

UNA SETTIMANA ULTERIORE DI SACRIFICI
Ai lombardi, quindi, viene chiesto ancora una settimana di sacrifici: « Sono utili ma ripagheranno nel futuro» concordano tutti gli specialisti.
Una settimana dove, però, le lezioni a scuola rimarranno sospese ma si attiveranno didattiche on line, i musei riapriranno ma solo per piccoli gruppi, bar e pub potranno rimanere aperti ma con servizio solo al tavolo. Più una serie di altri “alleggerimenti” che saranno spiegati appena il Governo deciderà se e come accettare le richieste lombarde.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 28 Febbraio 2020
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