Primo caso di coronavirus in Canton Ticino: è un 70enne ricoverato a Lugano
Lo ha annunciato Ufficio federale della sanità (UFSP): l'uomo era stato a Milano nei giorni scorsi e non è in gravi condizioni. Il medico cantonale: «La filiera ha funzionato: l'uomo ha contattato i medici e ridotto al minimo i rischi di contagio»
C’è un primo caso di positività al nuovo Coronavirus (Covid-19) confermato in Svizzera e in particolare in Canton Ticino. Lo ha indicato a metà pomeriggio di oggi – martedì 25 febbraio – l’Ufficio federale della sanità (UFSP), annunciando la conferenza stampa tenutasi a Berna dalle 17, nel quale sono stati dati alcuni dettagli sulla vicenda. In seguito, si è tenuta un’ulteriore conferenza a Bellinzona, presenti le autorità sanitarie cantonali.
Secondo le informazioni diffuse nel corso della conferenza, la persona colpita dal coronavirus è un 70enne residente in Ticino che aveva partecipato il 15 febbraio ad un evento a Milano. Nei giorni scorsi l’uomo aveva avvertito problemi respiratori e, stando anche alle notizie arrivate dall’Italia, è stato ospedalizzato come possibile contagiato: il test si è rivelato positivo e quindi ora l’uomo è in isolamento alla Clinica Moncucco di Lugano ed è trattato come affetto da coronavirus. I suoi familiari, invece, non risultano contagiati. Le condizioni intanto sono stabili e non gravi; non sono stati diffusi altri dati personali a partire dal luogo di residenza.
«Adesso – ha spiegato a Berna Daniel Koch (Capo della Divisione malattie trasmissibili) – si determineranno le persone con cui il paziente è entrato in contatto: se in salute saranno contattate e messe in quarantena in casa loro, se invece presenteranno i sintomi verranno trattati come casi sospetti e isolati e curati». Per “contatti stretti” con il paziente si intendono quelle persone che sono state a meno di due metri da lui per più di 15 minuti: questi soggetti – è stato detto nel corso dell’incontro di Bellinzona – andranno in quarantena per due settimane e saranno contattate due volte al giorno per valutare eventuali sintomi della malattia.
Nel corso dell’incontro con la stampa nella capitale, Koch e Pascal Strupler (Direttore Ufficio federale della sanità pubblica) hanno sottolineato come le autorità elvetiche siano in continuo contatto con quelle italiane sull’argomento: tra i due Paesi è in atto una stretta collaborazione anche a livello ministeriale. Nel frattempo, comunque, non sono stati presi particolari provvedimenti come la chiusura delle scuole o la sospensione delle manifestazioni. «Se in una singola scuola dovesse esserci qualche rischio, indagheremo sul caso specifico. Per quanto riguarda le aziende, crediamo che ognuna possa decidere in modo autonomo sull’attività del proprio personale».
I responsabili sanitari del Canton Ticino hanno invece sottolineato come sia stata rispettata con attenzione l’intera filiera di sicurezza. «Il paziente si era recato nella zona di Milano alcuni giorni fa e ha avuto sintomi acuti a livello respiratorio – ha spiegato il medico cantonale Giorgio Merlani – Ha chiamato lui al telefono il medico curante ed è arrivato allo studio medico già come caso sospetto, quindi tutti i presenti hanno indossato la mascherina di ordinanza evitando altri pericoli. Per fortuna non è in gravi condizioni ed è stato accolto in ospedale con tutte le cautele del caso: ora si trova in una camera isolata con filtro dell’aria». Circostanze lodate anche dai medici della Clinica Moncucco, il direttore sanitario Christian Garzoni e il dottor Pietro Antonini che è stato il primo a prendere in carico il paziente.
Nella giornata di lunedì il Consiglio di Stato ha tenuto una conferenza stampa (LEGGI QUI) dove era stato spiegato che c’erano alcuni casi sospetti in corso di accertamento e che non si prevedono sospensioni di attività pubbliche o limitazioni ai frontalieri.
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