Punk e romanticismo, Giovanni Truppi scalda il Foce
Nell'ambiente raccolto del teatro-studio di Lugano si presenta sostenuto con una solida band, riempie di suono le canzoni. E poi quando meno te lo aspetti tira fuori di nuovo il lato intimista

Se c’è un aspetto evidente a chi segue Giovanni Truppi, è la sua capacità di stupire: di canzone in canzone o di album in album, ogni volta estrae dalla chitarra, dal piano o dalla voce una sorpresa, tra capacità compositive innegabili, romanticismo non scontato, una buona dose di irriverenza punk.
Prendi il concerto al teatro studio Foce di Lugano, per esempio: il pubblico sistemato tra tavolini, divani o persino sul pavimento forse si aspettava una serata intima, in linea con i suoni di “Poesia e civiltà” e del più recente EP. E invece il cantautore sfodera una band solida di sei elementi, fa rumore, convince a ballare fin da subito, fa alzare chi si era seduto per terra.
Certo, si concede comunque molto pianoforte, non solo chitarra elettrica. Anche i pezzi più romantici vengono riletti: “Mia” abbandona i toni soffici del disco e, con la batteria che scandisce come una marcia militare, va anche oltre l’arrangiamento più recente con Calcutta.
Sul palco parla poco, perché parla la musica. Il pubblico si muove e si fa comunque sentire: stai andando bene Giovanni, lo sai. E dopo aver fatto muovere i fianchi su una bella versione di “Hai messo incinta una scema”, d’improvviso cambia e regala un finale – questa volta sì – intimista, come quando si finisce una serata tra amici. E del resto Truppi alla Foce è anche un po’ a casa, visto che quello al club-teatro di Lugano è un (graditissimo) ritorno.
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