Scuole chiuse, come in vacanza
L'importanza di non trasmettere ansie e paure ai bambini che in questi giorni non vanno a scuola: il pedagogista Novara invita a evitare spiegoni
I bambini più piccoli percepiscono la chiusura straordinaria delle scuole contro la diffusione del virus Covid – 19 (coronavirus) come una vacanza inaspettata. Ed è bene che i genitori siano pronti a tutelare questa spontanea positività evitando di trasmettere loro ansie e paure che dilagano nel mondo adulto anche su questo tema.
Il pedagogista Daniele Novara consiglia di non esporre i bambini a discorsi o telegiornali con informazioni complesse che non sono in grado di elaborare e di evitare “spiegoni”.
“Fino a 6, 7 anni si può tranquillamente dire che per alcuni giorni i bambini non andranno a scuola – scrive Novara sul sito del CPP (il Centro psico pedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti) – Per i più grandi, a partire dagli 8 anni quando il pensiero è un po’ più formato, si può segnalare la presenza di una malattia che dobbiamo evitare e quindi ognuno resta a casa sua“.
Il pedagogista mette in guardia dall’eccesso di rassicurazioni, che potrebbe rivelarsi controproducente: “Esiste una comunicazione diretta e una comunicazione subliminale” ricorda Novara spiegando come spesso gli adulti, seppure in buona fede e con l’obiettivo di tranquillizzare i bambini, finiscono invece con il trasmettere le loro preoccupazioni ai figli, “quasi che tranquillizzare i bambini diventasse un modo per tranquillizzare se stessi”, scrive.
Meglio allora comunicazioni non enfatiche, brevi, asciutte e limitate quanto basta a dire ai più piccoli come sarà la loro vita: non andranno a scuola, staranno in casa, potranno fare dei giochi, fare un po’ di compiti, leggere ed eventualmente incontrare qualche amichetto per giocare insieme, meglio se fuori in spazi aperti, naturalmente non affollati.
Foto in apertura di Hulki Okan Tabak da Pixabay.
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Non credo che i bambini si facciano problemi particolari nello stare a casa; basta che i genitori non si fanno prendere dal panico e lo trasmettano a loro. Io mi ricordo che nel 1957, quando in Italia arrivò la famosa “asiatica” che fece diverse vittime, io e i miei amici speravamo che la quarantena durasse a lungo in modo da evitare la scuola. Non so di preciso quanto durò la “vacanza” ma sicuramente diversi giorni. Bisogna anche dire che allora quasi tutte le mamme erano casalinghe e non c’era il problema di dove sistemare i figli.