I campioni sono d’accordo: “Giusto rinviare le Olimpiadi di Tokyo”
Da Perini a Cesarini, da Bertolasi a Nicosia: "Decisione corretta: chi va ai Giochi deve avere la migliore preparazione possibile: ora conta di più la salute"
Lo slittamento delle Olimpiadi di Tokyo è una decisione storica e senza precedenti: da quando, era il 1896, vennero istituiti i Giochi dell’era moderna, la fiamma è stata spenta per tre volte in occasione dei due conflitti mondiali (1916, 1940 e 1944) ma l’evento non aveva mai subito rinvii, superando anche momenti difficili come l’attacco terroristico del ’72 a Monaco o i boicottaggi a ripetizione del 1976, 1980 e 1984.
Ora lo stop momentaneo per il coronavirus, un accadimento che in Italia ha già costretto da tempo gli atleti (parliamo, sia ben chiaro, di professionisti o per lo meno di quelli considerati di interesse nazionale) a “prendere le misure” alle limitazioni imposte da Governo e Regioni e a prepararsi anche a decisioni estreme come quelle adottate quest’oggi dal CIO. Tra di essi c’è anche una folta rappresentanza di sportivi del Varesotto: alcuni avevano già in tasca il pass per Tokyo, altri erano sulla buona strada per ottenerlo negli ultimi appuntamenti di qualificazione. Avevamo già in previsione un “giro” di telefonate per capire a che punto era la loro preparazione: abbiamo anticipato le chiamate per raccogliere alcuni pareri da “diretti interessati”.
«Il fatto che i Giochi siano rimandati è ovviamente una cosa importante rispetto a quando, invece, le Olimpiadi non sono state disputate – spiega Lorenzo Perini, ostacolista dell’Aeronautica Militare e dell’Osa Saronno – Credo sia giusto così e ormai ci aspettavamo questa decisione perché in questo momento prevalgono le preoccupazioni legate alla salute pubblica». Perini in questo momento è 34° nel ranking mondiale sui 110 ostacoli e a inizio 2020 si era confermato campione italiano indoor sui 60 ostacoli. «I tempi di qualificazioni sono davvero molto difficili da ottenere, però il ranking mi può ugualmente garantire il pass olimpico e il mio obiettivo è proprio quello di consolidare la posizione. Ora mi trovo a Saronno e, di fatto, ho una specie di palestra in casa grazie alla quale mi alleno. Poi mi sposterò ad Alassio dove abbiamo in previsione un raduno con tutte le precauzioni del caso: l’obiettivo al momento sono gli Europei di Parigi a fine agosto, sempre che non vengano cancellati».
Quelle di Tokyo saranno le prime Olimpiadi di Federica Cesarini, 23enne stella della Canottieri Gavirate e delle Fiamme Oro che si trova a Sabaudia con il proprio gruppo sportivo militare. «Ero qui per il raduno della Nazionale ma in città ci sono stati alcuni casi di contagio, quindi i lavori “azzurri” si sono fermati. Le Fiamme Oro però ci hanno permesso di restare e di allenarci con le dovute deroghe: usciamo in barca solo con i singoli, lavoriamo in palestra con al massimo tre persone per volta, sanificando tutto al termine della seduta. Alla fine sono contenta dello slittamento dei Giochi, credo sia la scelta migliore in questo momento: credo proprio che le qualificazioni già ottenute (il doppio pesi leggeri di Federica ha già ottenuto il pass ndr) vengano confermate. Ora dovremo attendere il calendario delle prossime gare e quello olimpico: attendiamo». Cesarini per il momento è stata separata dalla compagna di barca, Valentina Rodini: «Le Fiamme Gialle alle quali lei appartiene hanno fatto rientrare a casa tutti gli atleti. Valentina è di Cremona e quindi si trova in una zona particolarmente colpita dal virus: ha allestito una palestra in garage e si allena sul remoergometro in attesa di poterci ricongiungere».
Bertolasi e Patelli ai Giochi di Rio 2016Per una probabile esordiente, c’è una veterana del canottaggio che sognava (e sogna) la terza, storica, partecipazione ai Giochi, Sara Bertolasi, classe 1988. «La notizia aleggiava da quasi un mese e oggi è arrivata: credo sia una decisione ragionevole visto quello che sta accadendo in Italia e nel mondo. Gli atleti non sarebbero arrivati alle Olimpiadi al meglio della condizione quindi è giusto posticiparle: al posto di una festa avremmo rischiato un funerale…». Ora per Sara si apre il periodo delle decisioni: «La testa di un atleta è “settata” sul quadriennio olimpico: oggi è come se mi mancasse un po’ la terra sotto ai piedi perché l’obiettivo slitta di parecchi mesi. Io sono ancora in lizza per un posto in barca, deciderò più avanti il da farsi, dopo aver parlato con la mia famiglia e la mia società».
Dall’acqua dei bacini del canottaggio a quella delle piscine: Gianmarco Nicosia, 22 anni, è portiere del Banco Bpm Busto Arsizio e del Settebello campione di mondo. Anche per lui, quella di Tokyo, sarà la prima Olimpiade (in caso di convocazione) con l’Italia già ammessa grazie al titolo iridato del 2019. «In una situazione mondiale negativa, lo spostamento dei Giochi è un fatto positivo: se l’avessero confermata, sarebbe stata a mio parere un’Olimpiade falsata per le difficoltà nel preparare al meglio le gare. Questo vale sia per quegli sport in cui un atleta ha quattro anni per arrivare al top in quel determinato giorno, per strappare un determinato tempo o una determinata misura, sia per le discipline di squadra. Gruppi come quelli della pallanuoto hanno bisogno di tanto tempo tra collegiali, allenamenti, tornei di avvicinamento per creare la migliore amalgama. Noi siamo già fermi da un po’: già così i tempi sarebbero stati molto stretti». Nicosia in questo momento è a Roma, sua città natale, e fa quel che può per restare in forma: «Con i compagni di squadra della Sport Management ci sentiamo molto spesso, ma ovviamente non possiamo allenarci. Ci restano gli esercizi da fare a casa per mantenere un po’ di tono muscolare, ma mi manca molto il lavoro in piscina. La pallanuoto è uno sport duro, ci si fa davvero il mazzo in settimana, ma allenarsi con i compagni rimane una cosa bellissima».
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