In Canton Ticino 15 casi: “Se le cose peggiorano pronti a mobilitare la Protezione civile”
Nella conferenza stampa le autorità cantonali confermano che per ora le scuole non chiuderanno e che saranno prese misure per l'accesso alle case di riposo
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La Svizzera si prepara a settimane di emergenza sul fronte del coronavirus. Lo hanno confermato le autorità cantonali ticinesi nel corso della conferenza stampa che si è svolta nel pomeriggio a Bellinzona con la presenza di Christian Vitta presidente del Consiglio di Stato, Manuele Bertoli direttore del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport, del medico cantonale Giorgio Merlani e di Matteo Cocchi comandante della Polizia cantonale (nella foto).
Quindici i casi accertati ad oggi in Canton Ticino, a cui si aggiunge un militare bellinzonese ricoverato a Wangen an der Aare nel Canton Berna. Tra i casi anche quello di un dipendente dell’Amministrazione federale delle dogane attivo all’ufficio di Chiasso Strada, risultato positivo al coronavirus e immediatamente posto in quarantena. È un dipendente attivo in un settore che non ha contatto con il pubblico, è stato precisato.
Per quanto riguarda i provvedimenti generali, il Canton Ticino prosegue confermando le direttrici tracciate nei primi giorni dell’emergenza: le scuole restano aperte, prosegue la campagna informativa sui corretti comportamenti per evitare il contagio e restano attivi i numeri a cui la popolazione può rivolgersi per chiedere informazioni, in particolare la hotline ticinese che risponde al numero gratuito 0800 144 144 tutti i giorni dalle 7 alle 22.
Si stringe il cordone sanitario attorno alle fasce più fragili della popolazione e, ha annunciato il medico cantonale, nelle prossime ore saranno emanate direttive per case di riposo e strututre per anziani, che ridurranno orari e modalità di accesso dall’esterno.
La situazione è attentamente monitorata, hanno ribadito le autorità cantonali, e d’accordo con le autorità federali anche il Canton Ticino è proto a riadattare provvedimenti e misure al mutare della situazione. «Se le cose dovessero peggiorare – ha detto il comandante Cocchi – il Cantone può chiamare in servizio i militi della protezione civile cantonale».
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