Dal freddo Canada alla California la meravigliosa Joni Mitchell
Con il suo terzo disco comincia ad allontanarsi dal folk

Nel 1970 la canadese Joni Mitchell non era al debutto: aveva lavorato molto a lungo in ambito folk, e dopo che alcuni artisti (Tom Rush, Buffy Sainte-Marie, Judy Collins…) avevano inciso dei suoi brani, aveva pubblicato due album acustici. Con questo terzo disco fu evidente che non ci trovavamo davanti ad un’artista che si sarebbe fermata in quell’ambito musicale, ed i semi per quella straordinaria evoluzione che avrebbe portato al capolavoro successivo erano già stati piantati. Joni comincia ad usare di più il pianoforte, arrangia di più i suoi pezzi usando anche dei jazzisti, ed amplia un po’ il suo registro vocale diventando decisamente più espressiva. E poi le grandi canzoni, che abbracciano tanti temi: dall’ecologismo di Big Yellow Taxi (composta alle Hawaii) ai dubbi e alla solitudine dell’artista in For Free, dalla tranquilla vita in un paesino (Morning Morgantown) all’esaltazione della creatività femminile del Laurel Canyon nella title track. Insomma, un bellissimo album che segnava il vero inizio di una straordinaria e poliedrica avventura musicale.
Curiosità: la canzone Woodstock, che racconta in prima persona del festival e che diventò un simbolo di quella stagione anche nella versione di CSN&Y, fu composta da lei sebbene… a Woodstock non ci andò del tutto!!! I suoi manager avevano fissato per lei un’apparizione televisiva al Dick Cavett Show e la mandarono lì. Se la fece però raccontare dal suo compagno Graham William – il Willy della canzone omonima – Nash, che vi debuttò con Crosby e Stills.
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