Il 25 marzo sciopero di 8 ore in Lombardia
Scioperano metalmeccanici, tessili chimici e lavoratori della gomma-plastica. Nel frattempo Regione Lombardia ha chiesto al ministero dell'Interno se debba prevalere la sua ordinanza o il Dpcm del 22 marzo

La decisione di uno stop della produzione era nell’aria e la reazione del sindacato al Dpcm del 22 marzo, relativo alle attività ritenute strategiche e necessarie per il Paese, non si è fatta attendere. Stamani Fiom, Fim e Uilm, cioè i sindacati dei metalmeccanici, Femca, Filtcem e Uiltec, ovvero tessili, chimici e lavoratori della gomma plastica, hanno indetto per il 25 marzo uno sciopero di 8 ore per tutti i lavoratori lombardi delle aziende che non hanno produzioni essenziali e di pubblica utilità.
Il sindacato ritiene infatti che l’elenco introdotto dal governo nel decreto «sia stato allargato eccessivamente, ricomprendendovi settori che di necessario e di essenziale hanno poco o nulla».
«In Lombardia – continua il sindacato di categoria – occorre intervenire in modo deciso, “senza se e senza ma”, per contrastare la drammatica condizione della crescita costante dei contagi, dei ricoveri, dei morti che stiamo subendo, con l’obiettivo di prevenire l’estensione dei contagi».
Ciò che più viene contestato al decreto del governo è «la discrezionalità» assegnata alle imprese «per continuare le loro attività con una semplice dichiarazione alle prefetture». Sono state di fatto raccolte le posizioni di Cgil, Cisl, Uil a livello nazionale, e delle segreterie delle categorie nazionali.
I metalmeccanici chiedono al governo di rivedere l’elenco delle aziende essenziali che «deve ricomprendere solo quelle attività strettamente necessarie e indispensabili per il funzionamento del Paese e non deve lasciare margini di interpretazione e discrezionalità».
Lo sciopero non riguarda i lavoratori impegnati in produzioni strettamente collegate all’attività ospedaliera e sanitaria, alle produzioni di macchinari-attrezzature-manutenzioni per le strutture ospedaliere e alle disposizioni di legge.
In provincia di Varese alcune grandi aziende, come Whirlpool a Cassinetta di Biandronno, hanno chiesto la cassa integrazione per Covid-19. In altre, come Leonardo a Vergiate e a Samarate, i lavoratori hanno protestato contro il decreto del Presidente del consiglio dei ministri che ha considerato il settore aerospaziale essenziale e strategico per il Paese.
Nel frattempo Regione Lombardia che ha emesso un’ordinanza più restrittiva rispetto a quella del decreto ha chiesto al ministero dell’Interno un parere su quale dei due provvedimenti debba prevalere. Roberta Tajé che oltre ad essere il direttore di Cna Varese è una giurista di formazione si è così espressa: «Nella gerarchia delle fonti giuridiche la legge dello stato prevale sugli altri provvedimenti. Quindi l’ordinanza regionale non può prevalere sul decreto del Presidente del consiglio dei ministri».
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