Infermiere e “cupido”: la lettera d’amore vola da un reparto all’altro
Dai reparti arriva anche qualche bella storia: come questa che ci ha raccontato un infermiere di Varese. Marito e moglie ricoverati e separati dal coronavirus ma lui ha fatto da "ambasciatore"
Sono in uno dei tanti turni del mattino nel mio reparto a Varese.
Questa mattina dopo aver lavato e “rimesso a nuovo” una persona da me assistita, nell’ascoltarla mi ha raccontato con rammarico che non vedeva sua moglie da circa 15 giorni e che adesso lei è ricoverata in un altro reparto dello stesso presidio ospedaliero.
Nell’isolamento sociale a cui tutti siam costretti, questo caso porta la persona da me assistita ad avere la moglie distante da lui, ma solo di qualche piano.
Dopo aver finito di accudirlo al meglio e, quindi, pronto per la colazione, sono tornato da lui con un foglio bianco in mano e una penna e gli ho proposto di scriverci su un messaggio da mandare alla moglie… anche un solo “ciao”.
Non ha indugiato e ha scritto di getto i suoi pensieri.
Poco dopo, durante le colazioni, approfittando di un momento libero, mi son recato in vari reparti alla ricerca della sua “metà” e, dopo averla raggiunta, presentandomi le ho consegnato questa lettera d’amore come mio gesto di cura.
Lei incredula e commossa mi ha ringraziato accettando il mio invito a farle una foto che poco dopo avrei fatto vedere a suo marito, che sorpreso ed emozionato ha pianto di gioia… facendo emozionare anche me.
Nei suoi occhi e nel suo animo ho letto tanta tenerezza.
Una lettera, crearla e riceverla inaspettata, crea forti emozioni e trasmette in questo lento scorrere del tempo tutto il desiderio e l’attesa nell’immaginare un prossimo incontro.
Ci si ferma per ritrovare nuovamente se stessi e scoprire che quei baci, quegli abbracci che a volte si scambiano in maniera distratta, hanno in realtà un valore immenso che va al di là di ogni distanza e di ogni lunga attesa.
La situazione di isolamento che stiamo vivendo, ci obbliga inevitabilmente a provare a stare da soli e adesso, in questo periodo di ritrovata coscienza e consapevolezza (anche sociale), si è costretti a guardarsi dentro: non è che la vita sentimentale, dell’amare si ferma; si impara semplicemente a convivere con questa situazione rimanendo in ascolto dei bisogni dell’altro.
In queste ultime settimane di emergenza sanitaria, veniamo considerati come degli eroi, quando in verità, in circostanze più ordinarie il nostro impegno è sempre in prima linea.
In questi momenti, anche una lettera è quel poco che basta a star bene e a non mollare.
Infermiere Asst dei Sette Laghi
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