La poesia di Roberto Piumini sul coronavirus per i nipotini

Il noto autore dedica a tutti i bambini una filastrocca per spiegare il coronavirus e questi strani giorni sospesi. E il testo diventa una lezione da google classroom

Grande autore di libri e poesie per l’infanzia, Roberto Piumini, nei giorni scorsi ha scritto una filastrocca sul coronavirus. L’ha scritta per i suoi nipotini che frequentano una scuola di Varese, ma l’ha regalata tutti i bambini che, come loro, sono costretti in questi giorni a stare a casa, senza scuola, senza sport e quindi senza contatto diretto con gli amici.

Una situazione difficile che lo scrittore spiega ai bambini con parole semplici e immagini leggere, in un gioco di rime capaci di chiarire e infondere fiducia e sicurezza nel cuore dei più piccoli. Parole semplici, misurate efficaci.
Parole che a partire da venerdì 13 marzo hanno fatto il giro della provincia, arrivando anche nelle google classroom, ad esempio in questo video della maestra di Cuvio, Alessandra Santamaria, ospite di Varesenews a gennaio assieme ai giovanissimi giornalisti della redazione del giornalino scolastico della primaria.

Di seguito il testo della poesia di Roberto Piumini.

Che cos’è che in aria vola?
C’è qualcosa che non so?
Come mai non si va a scuola?
Ora ne parliamo un po’.

Virus porta la corona,
ma di certo non è un re,
e nemmeno una persona:
ma allora, che cos’è?

È un tipaccio piccolino,
così piccolo che proprio,
per vederlo da vicino,
devi avere il microscopio.

È un tipetto velenoso,
che mai fermo se ne sta:
invadente e dispettoso,
vuol andarsene qua e là.

È invisibile e leggero
e, pericolosamente,
microscopico guerriero,
vuole entrare nella gente.

Ma la gente siamo noi,
io, te, e tutte le persone:
ma io posso, e anche tu puoi,
lasciar fuori quel briccone.

Se ti scappa uno starnuto,
starnutisci nel tuo braccio:
stoppa il volo di quel bruto:
tu lo fai, e anch’io lo faccio.

Quando esci, appena torni,
va’ a lavare le tue mani:
ogni volta, tutti i giorni,
non solo oggi, anche domani.

Lava con acqua e sapone,
lava a lungo, e con cura,
e così, se c’è, il birbone
va giù con la sciacquatura.

Non toccare, con le dita,
la tua bocca, il naso, gli occhi:
non che sia cosa proibita,
però è meglio che non tocchi.

Quando incontri della gente,
rimanete un po’ lontani:
si può stare allegramente
senza stringersi le mani.

Baci e abbracci? Non li dare:
finché è in giro quel tipaccio,
è prudente rimandare
ogni bacio e ogni abbraccio.

C’è qualcuno mascherato,
ma non è per Carnevale,
e non è un bandito armato
che ti vuol fare del male.

È una maschera gentile
per filtrare il suo respiro:
perché quel tipaccio vile
se ne vada meno in giro.

E fin quando quel tipaccio
se ne va, dannoso, in giro,
caro amico, sai che faccio?
io in casa mi ritiro.

È un’idea straordinaria,
dato che è chiusa la scuola,
fino a che, fuori, nell’aria,
quel tipaccio gira e vola.

E gli amici, e i parenti?
Anche in casa, stando fermo,
tu li vedi e li senti:
state insieme sullo schermo.

Chi si vuole bene, può
mantenere una distanza:
baci e abbracci adesso no,
ma parole in abbondanza.

Le parole sono doni,
sono semi da mandare,
perché sono semi buoni,
a chi noi vogliamo amare.

Io, tu, e tutta la gente,
con prudenza e attenzione,
batteremo certamente
l’antipatico birbone.

E magari, quando avremo
superato questa prova,
tutti insieme impareremo
una vita saggia e nuova.

(Roberto Piumini)

di
Pubblicato il 16 Marzo 2020
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