Malpensa “fantasma”, parcheggi e alberghi vuoti
Tra timori, voli cancellati e Salone del Mobile rinviato l'impatto sull'indotto aeroportuale e sul turismo è stato immediato. L'analisi su due segmenti: quello dei parcheggi a lunga sosta e quello dell'hotellerie
«È come se avessero spento l’interruttore della luce», raccontava un imprenditore nel 2008, ai temi della crisi finanziaria globale. In questi giorni, intorno a Malpensa, pare di vedere lo stesso: in pochi giorni il numero dei passeggeri e dei turisti è crollato, i voli sono venuti meno. Una crisi visibile a vista d’occhio nei saloni dell’aeroporto (l’abbiamo già raccontato nei giorni scorsi), ma che ha avuto subito riflessi anche intorno allo scalo di Milano Malpensa.
Prendiamo i parcheggi “a lunga sosta”, per esempio: servono soprattutto a chi abita in Italia e parte dall’aeroporto lasciando l’auto, ma già hanno sofferto pesantemente il blocco: «Come per tutti i comparti, anche noi siamo toccati: sicuramente c’è un calo importante» dice subito Giuliano Rovelli, numero del gruppo che comprende, intorno a Malpensa, ParkinGo e Fast Parking.
Di quanto stiamo parlando? «In termini percentuali siamo intorno ad una riduzione del 60%, molto significativa. Non tanto per la volontà delle persone di viaggiare, ma per il blocco dei voli» (qui, su Malpensanews, tutte le restrizioni e cancellazioni).
Tema delicato, ovviamente, è quello del lavoro che queste strutture producono. Come si può far fronte a una flessione del genere? «Si stanno facendo una serie di valutazioni: come azienda stiamo prendendo contromisure, ma dobbiamo anche attendere le mosse del governo, che preveda eventuali ammortizzatori sociali. Siamo in attesa: per ora siamo operativi, si fa ciò che normalmente non si riesce a fare nel quotidiano». È quello che stanno facendo varie realtà, sfruttando ogni possibilità per recuperare lavoro “interno”, anche in attesa di domanda. Per dare un’idea del settore: il gruppo di Rovelli dà lavoro «a duecento persone in tutta Italia, più altri in franchising, un migliaio di posti complessivamente». Intorno a Malpensa sono una sessantina almeno i dipendenti diretti.
Uscendo dall’aeroporto su una qualsiasi Statale o Provinciale, dopo i parcheggi compaiono gli hotel, a corona tutto intorno a Malpensa. E anche qui l’impatto della crisi è immediato: «La flessione è de 90-95%» azzarda Frederick Venturi, presidente di Federalberghi. «Alcuni hanno chiuso, altri stanno per chiudere», anche se ovviamente si parla di sospensioni, chiusure temporanee per comprimere i costi.
E qui il discorso è più ampio e non più legato direttamente e solo all’aeroporto. «Abbiamo sospensioni sia a Varese che nella Bassa provincia intorno a Malpensa» conferma Daniele Margherita, direttore di Federalbeghi, che nei prossimi giorni darà dati più precisi e strutturati. «Mentre quelli sul Lago intendono posticipare l’apertura». Va anche considerato che il sostanziale blocco degli arrivi coincide con uno dei momenti di picco per il turismo in Lombardia e in provincia, quello del Salone del Mobile: negli ultimi anni – con il boom di Milano – l’evento riempiva alberghi e bed&breakfast non solo a Busto o Gallarate, ma anche su su fino a Varese (il Salone è stato spostato a giugno).
Oggi il primo e il terzo mercato turistico della Provincia – quello americano e quello cinese – «sono sostanzialmente bloccati». Resta da vedere il mercato tedesco, che “riempie” la zona dei laghi in estate. Si è bloccato anche buona parte del turismo d’affari, importante in particolare nei dintorni degli stabilimenti dei grandi gruppi nazionali multinazionali insediate in provincia. «Fa effetto una cosa: nonostante tante chiusure, anche quelli che sono aperti fanno fatica ad avere prenotazioni» dice ancora Venturi.
«Il problema sono tutte le imposte fisse e le tariffe da pagare. L’impatto è devastante, ci vuole una cura da cavallo». Ovviamente il pensiero va a Roma, ad un intervento dello Stato, che sta dilazionando una risposta sul piano economico (prevista, forse, per settimana prossima), anche se qualche risposta potrebbe venire anche a livello regionale e locale. Anche Rovelli, di ParkinGo, teme l’impatto a lungo termine: «Credo che non ci siano aziende che possono stare 60-90 giorni senza volumi». Sull’area di Malpensa l’impatto a livello territoriale rischia di essere particolarmente pesante: anche se l’aeroporto non è una monocoltura, dalla filiera dello scalo dipendono migliaia di posti di lavoro.
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