Marino Bergamaschi, un amico di Varese e un fratello dei lavoratori
Di Pier Fausto Vedani
Dieci anni dalla morte di Marino Bergamaschi. Con la sua intelligenza abbinata a una umanità, rara nelle battaglie sindacali, ha molto contribuito alla qualità dei rapporti tra imprenditori e dipendenti, a risolvere problemi non facili, a elevare ulteriormente la sensibilità delle parti che si contrapponevano già civilmente essendo certe che il Nord Ovest di Lombardia con le sue aziende guidate con coraggio e tenacia poteva raggiungere traguardi ambiziosi se si faceva squadra con i lavoratori.
Prima di approdare a Varese, era il 1963, avevo fatto esperienza a Como dove l’atmosfera era ben diversa e nel mondo del lavoro le contrapposizioni tra le parti molto più dure. Sotto il Campo dei Fiori non si regalava nulla, non mancavano a volte le orchestrine che suonavano in piazza Monte Grappa sotto la sede degli imprenditori, ma non ricordo chiusure di contratti con degli arrivederci a muso duro. E la qualità e la preparazione di Marino Bergamaschi erano anche degli altri suoi colleghi, a volte ritenuti presunti estremisti. Marino veniva dal Parmense, luogo di grandi tradizioni anarchiche e progressiste, gente di lotta ma non di odio e avvenne che quel capolavoro di bonomia che era Marino dopo avere espugnato la roccaforte di una intelligente conservazione quale era il vertice della stampa locale , si trovò invitato al Rotary Club Varese, avanguardia nazionale nell’attenzione e nel servizio alla comunità di sua pertinenza, appunto la nostra città. Toccò a me l’incarico di presentare ai soci rotariani il balilla progressista, conosciuto dalla sua controparte per l’abilità non nel tirare sassi, ma di smuovere e far camminare, sorridendo, chi assomigliava più a un macigno che non a una pietra.
All’inizio della presentazione ricordai anche una incursione fatta da Marino nel mondo politico: dissi infatti che nei suoi primi anni pubblici aveva fatto parte a Parma ” del Movimento Giovinastri “ della DC. Un attimo di sbalordimento generale poi una risata collettiva che sembrava non finisse mai. Di errori di stampa ne ho letti in quantità industriali in tanti anni di attività nella carta stampata, ma il mio… refuso orale credo sia stato molto importante a livello di club. Sia perché era davvero notevole, sia perché trasformò sensibilmente l’andamento dell’incontro e del dibattito con l’ospite: se non si arrivò all’allegria poco ci mancò e Marino addirittura collaborò. A distanza di anni ogni tanto si riviveva assieme quell’episodio, che era piaciuto in modo particolare a un rotariano romagnolo, aviatore pluridecorato, appartenente a una delle più potenti espressioni del lavoro varesino.
Dieci anni dalla morte di Marino Bergamaschi, un amico che mi ha spesso ricordato l’importanza del dialogo e del rispetto per tutti. Un amico soprattutto di Varese, un fratello dei lavoratori.
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