I sindacati scrivono al presidente Fontana: “Le misure non sono sufficienti”
Le perplessità dei segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil: «Se milioni di persone continuano a doversi muovere per andare a lavorare, viaggiando a stretta vicinanza sui mezzi pubblici, se lavorano fianco a fianco nelle fabbriche, negli uffici, nelle aziende di servizi, le probabilità di contagio restano altissime

I tre segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil ovvero Elena Lattuada, Ugo Duci Danilo Margaritella hanno deciso di scrivere al presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, una lettera aperta.
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Caro Presidente,
Il DPCM emanato ieri dal Governo estende a tutta la nazione le misure che il DPCM di domenica 8 marzo aveva limitato alla Lombardia e a 14 province italiane. Resta il fatto – e i numeri sono lì a dimostrarlo – che il moltiplicatore quotidiano dei contagi, dei ricoveri in ospedale, dei ricoveri in terapia intensiva e, purtroppo, dei decessi continua ad assegnare alla nostra regione un primato assoluto dell’emergenza sanitaria che non ha uguali, ad oggi, nel resto delle regioni italiane.
La situazione dei presidi sanitari, quale ci viene rappresentata anche dai lavoratori e lavoratrici della sanità nostri associati, è di fatto al collasso e agli stessi operatori sono richieste prestazioni orarie e carichi di lavoro già insostenibili. Non vogliamo neanche pensare quale scenario si aprirebbe nelle prossime ore se la frequenza dei contagi e dei ricoveri dovesse proseguire con il trend degli ultimi giorni o, peggio, incrementarsi ulteriormente.
A noi pare di tutta evidenza che le misure sin qui messe in campo non sono, purtroppo, sufficienti; se milioni di persone continuano a doversi muovere nei nostri territori per andare a lavorare, se viaggiano a stretta vicinanza sui mezzi pubblici, se lavorano fianco a fianco nelle fabbriche, negli uffici, nelle aziende di servizi, ecc., le probabilità di contagio restano altissime. Inoltre non si può tacere il crescente stato di confusione che stanno generando le differenti scelte organizzative e operative che le singole aziende e amministrazioni pubbliche stanno mettendo in campo, nella ricerca, per approssimazione, di far fronte alle tante, diverse e complesse situazioni che si presentano. Anche alla luce di questo appaiono davvero incomprensibili le resistenze e le difficoltà che alcune parti datoriali stanno opponendo alla possibilità di sottoscrivere il prima possibile l’accordo quadro sugli ammortizzatori sociali. E’ con questa consapevolezza che chiediamo alla Regione una profonda ma urgente valutazione sulla necessità e l’urgenza di procedere al fermo di ogni attività economica, imprenditoriale, produttiva, di servizio che non sia giudicata essenziale e per la sua natura non sospendibile.
Siamo altrettanto consapevoli degli effetti negativi e pesanti che una decisione simile comporta sulla condizione economica della nostra regione, sia per le imprese che per i lavoratori, ma, rifacendoci al valori originanti del movimento sindacale confederale italiano, confermiamo anche in questa drammatica situazione il nostro convincimento che la salvezza della vita delle persone viene prima di ogni altra, pur giusta, considerazione e il nostro ossequio al dettato costituzionale che pone il diritto alla salute al primo posto dei diritti che la Repubblica tutela e salvaguarda. In tal senso confermiamo quanto abbiamo già dichiarato ieri al Tavolo di Segreteria del Patto per lo sviluppo, vale a dire che CGIL CISL e UIL Lombardia faranno proprie e sosterranno le scelte e le decisioni che Regione Lombardia e il Governo dovessero assumere nella direzione da noi sopra richiamata, finalizzate a realizzare una condizione che, ancorché più drastica, assicuri maggiori margini di efficacia per invertire immediatamente e significativamente il trend di crescita esponenziale dell’epidemia a cui assistiamo ogni giorno nella nostra regione.
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