Sul lago fioccano le disdette “ma io l’albergo non lo chiudo“

Imprenditori che resistono: Giorgio Petrucci e il suo “Internazionale“. “Ho capelli bianchi e so che dopo la crisi c'è sempre una ripresa”

Avarie

Quando gli si chiede dove ha lavorato dice che si ricorda solo i posti dove non è stato, e sono pochissimi.

Per questo è un ottimista di natura Giorgio Petrucci, 55 anni di professione albergatore che ha girato mezzo mondo e tutt’Italia e che da qualche anno ha rimesso in piedi l’hotel Internazionale, proprio di fronte alla stazione di Luino.

Oggi però guarda con apprensione le chiavi appese dietro al bancone della hall, e sono tante e che stanno a indicare le stanze vuote.

«In questa stagione, l’anno scorso, c’erano parecchi turisti che cominciavano a muoversi da Olanda, Germania e Svizzera tedesca: weekend di relax sul lago, o anche soggiorni più lunghi. Ma ora niente, solo qualche stanza occupata da dipendenti di aziende che necessitano una base operativa nel Nord del Varesotto, e nient’altro».

Bloccate le prenotazioni, disdette che fioccano ogni giorno: il turismo comunemente classificato come “leisure“ è completamente fermo.

«Fino al 24 di febbraio si lavorava senza particolari problemi – spiega Giorgio – . Ma da quel lunedì sono cominciate ad arrivare una serie di disdette a raffica da molti clienti che avevano prenotato per questi giorni una gita sul Verbano. Sono arrivate disdette anche per Pasqua».

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Non ci sono paragoni con quanto sta avvenendo non solo a Malpensa, ma anche qui sul Lago dove l’atmosfera sorniona e di dolce provincia fra montagne innevate e blu profondo del lago fa dimenticare per qualche istante il senso di angoscia diffusa che arriva dalle notizie sui contagi. Molti hanno chiuso, intorno all’eroporto. Qui come andrà?

«Ci sono strutture che solitamente programmano le aperture proprio in questo periodo, non so cosa accadrà. Io posso parlare per il mio albergo, e già ora assicuro che non chiuderò perché la resa non fa parte del mio DNA e chiudere ora sarebbe controproducente».

Neppure il “post“ 11 settembre per Giorgio è un evento anche lontanamente paragonabile al periodo che si sta vivendo.

«Era diverso, lì si era di fronte a un evento terroristico senza precedenti, ma il timore era di viaggiare. Questa è una situazione diversa».

«Ma sa cosa penso?», conclude Petrucci, «io sono un ottimista di natura, e non ho i capelli bianchi per niente: so per esperienza che per ogni periodo di crisi c’è una risalita. E io sto qui, prima o poi ripartiremo».

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 06 Marzo 2020
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