Cinque amici, stampanti 3D e tanti donatori: ecco come nascono le visiere protettive
L’idea di Carlo, Simone, Marco, Bruno e Samuele: già donati a ospedali, medici, infermieri e forze dell'ordine un migliaio di pezzi. E grazie ai donatori sono in produzione altre 5 mila visiere. Un progetto open source veloce ed economico che piace a tanti
Quattro amici (più uno aggiunto in corsa), un buon numero di stampanti 3D e soprattutto la voglia di fare qualcosa per aiutare in questo momento di emergenza sanitaria causata dal coronavirus.
È nata quasi per caso l’idea di Carlo, Simone, Marco, Bruno e Samuele: un video su un canale YouTube di un ragazzo svedese, rilanciato da un network americano e intercettato da uno di loro ha fatto scattare la scintilla per iniziare la produzione in serie di visiere facciali per proteggere gli operatori sanitari, ma non solo, nei luoghi di lavoro.
Un progetto interamente benefico, dato che le visiere vengono prodotte grazie a donazioni ricevute tramite vari canali (social soprattutto, non soldi, ma prodotti) e poi donate a ospedali, infermieri, medici di base, ma anche Polizia di Stato, Polizia Locale e così via. Tutto open source, cosicchè chi volesse prendere ispirazione può avviare una produzione in proprio, cosa che sta già avvenendo in diverse parti d’Italia, da Crema a Bergamo ma anche in “casa”, a Casciago, dove l’idea di questo gruppo di trentenni ha contagiato il sindaco Mirko Reto che ha acquistato quattro stampanti 3D (che poi donerà alla scuola media del paese) per produrre visiere facciali.
«Fin qui abbiamo prodotto e donato un migliaio di pezzi all’ospedale Sant’Anna di Como, al Circolo di Varese e a Cittiglio, al Sant’Antonio Abate di Gallarate per medici e infermieri. C’è poi una ragazza che ne ha volute un buon numero da donare insieme ad un kit di protezione per i medici di base e abbiamo contattato e consegnato alcune visiere a Polizia di Stato e Polizia Locale – spiegano Simone (Simone Silver) e Carlo Blumer, i casciaghesi del gruppo -. Al momento abbiamo raccolto donazioni, aperte su Facebook e chiuse in 24 ore, per produrne altre 5 mila, grazie a 100 bobine da 1kg di PLA e 2 stampanti, donate da una cliente di Simone e dai ragazzi di Morosolo del Riarma Caffè, che poi doneremo a una scuola superiore a produzione terminata. Oltre alle bobine abbiamo ricevuto anche 5000 fogli di PVC per la visiera donate da un unico donatore. In tutto adesso lavoriamo con una ventina di stampanti 3D con cui riusciamo a produrre 1400/1500 pezzi a settimana (20 minuti per fare una visiera e 50 centesimi il costo dei materiali senza comprarli all’ingrosso). Siamo partiti da pochissimi giorni, ma la risposta è stata subito ottima».
Le visiere prodotte sono semplici, composte da un “cerchietto” realizzato con le stampanti 3D e un foglio in PVC (che può essere di diversa grammatura) applicato al supporto in plastica: quelle donate agli ospedali e tutte le altre realtà saranno riconoscibili dal colore verde fluo del supporto, quelle della Polizia sono invece blu. «Questo oggetto ha potenzialità, si produce velocemente ed è economico. Non è la soluzione a tutti i problemi – spiegano ancora Carlo, la mente, e Simon, lo youtuber e addetto ai social -, ma in questo momento può dare una grossa mano. Ha dei limiti, che conosciamo e che comunichiamo alle realtà alle quali doniamo i pezzi e non va usata da sola, ma unitamente alle mascherine filtranti e a tutti i dispositivi di protezione a diposizione. Inoltre, noi abbiamo avviato questo progetto per donare le visiere agli operatori sanitari e alle forze dell’ordine, perchè riteniamo che non siano adatte a tutti: per capirci, servono all’infermiere e al medico per proteggersi quando devono avere contatti “stretti” con i pazienti, servono meno alla signora che va a fare la spesa. Possono essere interessanti per gli agenti che fanno controlli in strada o alle cassiere dei supermercati. Noi ci siamo messi a disposizione e crediamo di aver realizzato un oggetto che può essere importante in questo momento».
Per informazioni: carlo.blumer@pbfactory.it
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