Colombo: “La liquidità è determinante per le piccole imprese. Il Governo faccia presto”
Mauro Colombo ha partecipato alla diretta di Varesenews. Il direttore di Confartigianato imprese Varese ha parlato della chiusura temporanea delle imprese, dei timori degli imprenditori e della riorganizzazione del lavoro anche all'interno dell'associazione di rappresentanza
Come vivono oggi gli imprenditori, soprattutto i piccoli, l’incognita della chiusura a causa del coronavirus? Quali sono le loro angosce e quali le richieste in questa fase di incertezza? Cosa li aspetta nel lungo periodo e soprattutto come cambierà il rapporto all’interno delle filiere in cui operano? Tutte queste domande le abbiamo poste a Mauro Colombo, direttore di Confartigianato Imprese Varese, protagonista della diretta di Varesenews.
L’associazione di Viale Milano, nata nel secondo Dopoguerra, come quasi tutte le associazioni di categoria svolge un ruolo di rappresentanza e di offerta di servizi per soddisfare i bisogni delle imprese associate che nel caso di Confartigianato sono circa 8mila. «Non sono solo artigiane e micro imprese – precisa Colombo -. Trattiamo la parrucchiera sotto casa ma anche piccole e medie imprese».
L’associazione varesina conta circa 230 dipendenti con varie specializzazioni: commercialisti, consulenti del lavoro, ingegneri della sicurezza, esperti in economia digitale e innovazione. Ha una presenza capillare sul territorio e si spinge fino alla Lomellina.
A proposito del numero di imprese al momento chiuse in provincia di Varese, Colombo conferma il dato diramato dalla Camera di Commercio . «Anche noi stimiamo che siano intorno al 60% – dice il direttore di Confartigianato Imprese Varese -. Riteniamo però che la scelta di basarsi sui codici ateco non sia stata felice in quanto molte micro e piccole aziende sono interconnesse tra loro e continuano a produrre perché appartengono a una filiera indispensabile, indipendentemente dal codice ateco».
Il tema di cui si dibatte molto in questo momento è quello della liquidità, soprattutto perché parliamo di imprese spesso sottocapitalizzate. «La liquidità è ossigeno determinante per le realtà più piccole – spiega Colombo – che in questa fase attingono a risorse personali o familiari. Quando parliamo del decreto liquidità, non stiamo parlando di denaro a fondo perduto, ma di soldi dati in prestito che l’imprenditore dovrà restituire con gli interessi, seppur contenuti. Insomma, stiamo ulteriormente indebitando le nostre imprese. Se poi questi denari dovessero arrivare con le solite lungaggini delle burocrazia ci troveremmo di fronte a molte chiusure. Non veniamo da anni prosperosi le aziende arrivano sfiancate da tutto quello che è successo in questi ultimi anni. Inoltre, stare fermi mentre intorno si continua a lavorare può comportare la perdita dell’aggancio al cliente. L’angoscia di quando e come ritornerò a produrre è presente tra gli imprenditori».
LA RISCOPERTA DELLA DOMANDA INTERNA
Molti analisti avanzano l’ipotesi di una contrazione della globalizzazione e la ripresa del mercato, scenario che Colombo condivide ma con una dilatazione nei tempi rispetto invece a quello che in genere si prospetta. «La ripresa della domanda interna non avrà effetto immediato – spiega il direttore di Confartigianato -. In questa fase è evidente il bisogno di ritornare a un acquisto più prossimo anche ner rapporti di fornitura e subfornitura. I consumatori e i produttori preferirebbero avere il partner commerciale vicino e non disperso nel mondo. Ho però una preoccupazione: ora stiamo parlando di blocco dell’offerta, così dicono gli economisti, ma nei prossimi mesi avremo lavoratori in cassa integrazione o disoccupati e i loro consumi e la loro capacità di spesa si ridurranno con effetti molteplici sull’offerta. È uno scenario da verificare».
LEALTÀ NEI PAGAMENTI
Paolo Rolandi, tra i principali protagonisti della vita associativa di Confartigianato, ha posto il tema del rinvio delle scadenze fiscali a dodici mesi. Argomento molto dibattuto e che richiede una risposta adeguata da parte dello Stato. «Non sono il ragioniere dello Stato – ha commentato con un sorriso Colombo – ma sarebbe auspicabile dal lato delle imprese che venga preso in considerazione proprio per il ragionamento fatto sulla liquidità». Il direttore di Confartigianato ha poi allargato lo sguardo su quanto sta già accadendo nei rapporti tra grandi e piccole imprese, richiamando la necessità, avanzata nei giorni scorsi anche dal presidente Davide Galli, di un patto di lealtà tra aziende. «È fondamentale in questa fase che le aziende non interrompano i pagamenti. Ho visto lettere di grandi aziende che chiedono di rivedere i termini di pagamento, che per una azienda piccola equivale a puntargli una pistola alla tempia».
LA RIORGANIZZAZIONE DEL LAVORO
Anche i dipendenti di Confartigianato Imprese Varese da quando è iniziata l’emergenza sanitaria lavorano da casa grazie allo smart working o lavoro agile. «Noi oggi operiamo con più dell’80% del personale da remoto – conclude Colombo -. Stiamo scoprendo un sacco di opportunità che per pigrizia mentale, a partire dal sottoscritto, ignoravamo. Lo smart working migliora tanti aspetti relativi al benessere e alla qualità della vita. In questo momento, soprattutto per le mamme, poter lavorare da casa dà più serenità nella gestione dei figli che sono a casa da scuola. Lo smart working è un produttore di tempo ulteriore e il coronavirus ha cambiato anche la percezione fisica del nostro lavoro».
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