Con il Coronavirus e la burocrazia i topi ballano

Una vicenda curiosa riguardante l'avvistamento di un ratto ben pasciuto nel giardino di casa e le "manovre" per stanarlo

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Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una lettrice su una vicenda curiosa riguardante l’avvistamento di un ratto ben pasciuto nel giardino di casa e le “manovre” per stanarlo.

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Buongiorno redazione,

vorrei raccontarvi una piccola storia di ostacoli nella quotidianità ai tempi del Coronavirus.
Venerdì, dopo aver portato il mio cane a fare una passeggiata, rispettando il raggio di azione 200 metri, incontro un ratto vicino casa. Un animale di circa 20 cm, di un bel colore marrone, con occhi rossi. Rimango ad osservarlo per mezzo minuto fino a quando il topo corre via, nel nostro cortile. L’animale sparisce alla mia vista, ma non all’olfatto del mio cane che annusando in giro si ferma davanti ad un grosso cespuglio spinoso.

I pensieri si susseguono veloci: «Forse il topo sarà lì sotto. E se questo topo fa parte di un intero clan? Qui vicino a casa mia? Ma entrano in casa questi animali?».
Reagisco e telefono al Comune, ma nessuno risponde. Provo con l’Asl con il medesimo risultato. Non mi rimane che chiamare la Polizia locale e finalmente qualcuno risponde: «Signora, ha chiamato il comune? Qui non possiamo fare nulla».
Replico prontamente: «Se il comune è ko a causa del Covid-19, potrei comprarlo io il veleno. Ho provato a telefonare a un negozio specializzato, che sarebbe anche aperto, ma mi servirebbe capire, se l’autocertificazione per la “spesa” mi protegge dalla possibile multa».

L’agente replica a sua volta: «No signora, non può uscire, tranne per i motivi elencati nel decreto …».
A quel punto provo ad argomentare che «se il negozio di agraria è aperto, ci saranno pure dei clienti e allora sono tutti quanti in viaggio abusivamente?».
L’agente: «Eh, signora non si può. Si faccia portare il prodotto antiratti a casa».
Giusto, raccolgo il suggerimento e chiamo nuovamente il negozio di prodotti agrari che mi risponde così: «Signora abbiamo sospeso il servizio a domicilio a causa del troppo afflusso di gente».
Ma allora cosa c’entra l’autocertificazione? E sopratutto come la mettiamo con l’accesso scaglionato di poche persone alla volta all’interno dei negozi?
I dubbi aumentano e così decido di richiamare nuovamente la polizia locale che con gentilezza mi dà una risposta alternativa: «Signora, provi, ma sarà a discrezione di chi la ferma, darle una multa o no».
Mi concentro, per cosa ancora avevo chiamato? Già, il topo!
Siamo da capo, non ho un rimedio, non posso contare sull’intervento del comune. Certo, ma c’è Internet. A proposito dei topi, leggo tante cose interessanti. Quindi decido di chiudere bene finestre e porta per la notte, tratto il parquet vicino alla porta con una cera ecologica con un forte odore di oli essenziali, che, secondo Internet, ai topi fa schifo.
Squilla di nuovo il mio cellulare:  «Signora, (è la Polizia Locale), ho scritto all’ufficio competente del Comune con la sua richiesta. Quando saranno di nuovo presenti, la contatteranno».
Ho molto apprezzato la gentilezza dell’agente, bravo. Quindi ora so, che un certo giorno nel futuro prossimo il comune inizierà a preoccuparsi dei ratti vicino casa mia.
Nel frattempo chiederò in giro, se qualcuno ha un gattino da regalarmi. Combattere su più fronti è una strategia vincente. Nel caso del gattino, la strategia è sia ecologica che economica.
Saluti!

Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

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Pubblicato il 18 Aprile 2020
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