Frontalieri esasperati dalle code, pressioni sulla Svizzera per la riapertura dei valichi minori
Anche questa mattina traffico paralizzato sulle strade verso il valico del Gaggiolo. Code ma traffico più fluido a Lavena Ponte Tresa

Anche questa mattina traffico praticamente paralizzato sulle strade che portano alla dogana di Gaggiolo, dove si sono formate lunghissime code di frontalieri costretti a procedere a passo d’uomo per entrare in Svizzera dall’unico valico accessibile, vista la permanente chiusura dei valichi minori.
Molte le segnalazioni giunte in redazione: “Siamo in coda quasi a Malnate per entrare a Gaggiolo – ci scrive Andrea poco dopo le 7 di questa mattina – Viva la tutela del frontaliere”. Analogo il disappunto di Giulia, che alle 8 era in coda a Baraggia: “Segnalo lunghe colonne da Baraggia di Viggiù in direzione dogana di Gaggiolo (nella foto). Siamo tutti in colonna da oltre 30 minuti”.
Una situazione che si ripresenta da giorni, da quando in Canton Ticino alcune attività hanno riaperto. L’aumento del numero di lavoratori italiani in transito, i controlli alla dogana e il permanere della chiusura dei valichi minori stanno creando una situazione di grande disagio per i frontalieri e per i comuni della zona di confine.
Migliore la situazione questa mattina a Lavena Ponte Tresa. «Il traffico era leggermente più fluido – dice il sindaco Massimo Mastromarino – I controlli sono stati più veloci e c’è stata meno congestione. Però abbiamo avuto code in via Luino, dove di solito non ce ne sono».
Mastromarino, che è presidente dell’Associazione italiana comuni di frontiera, da giorni sta sollecitando una soluzione insieme ai colleghi del nord della provincia: «Questa sarà un’altra settimana difficile per i nostri frontalieri. Nonostante tutti gli sforzi fatti, nessun altro valico sarà riaperto. Personalmente la vivo come una sconfitta perché credo che il territorio che rappresentiamo e le persone che lo vivono e lo abitano meritino più attenzione. Il problema dipende dall’Amministrazione delle dogane della Confederazione che ritiene non sia ancora il momento di riaprire i valichi minori. Interverremo ancora per sbloccare una situazione che crea davvero molti problemi, sia ai lavoratori frontalieri sia ai comuni dove insistono i valichi aperti».
Ieri il Ministero degli esteri ha inviato una nota all’ambasciata Svizzera, con cui è stata rinnovata la richiesta fatta nei giorni scorsi di una celere riapertura di tutti i valichi per un riavvio ordinato e in sicurezza.
Sulla difficile situazione è intervenuta ieri anche la deputata varesina Maria Chiara Gadda: «Non è pensabile che chi si trova a dover varcare la frontiera con la Svizzera per motivi di lavoro debba subire code interminabili, che per altro creano disagi anche ai comuni di frontiera che devono garantire in una fase come quella che stiamo vivendo anche il transito di mezzi di emergenza e soccorso».
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Credo, come già scritto in precedenza, che l’unica pressione da esercitare sugli svizzeri è quella di impedire a tutti i frontalieri di raggiungere il posto di lavoro, compresi medici ed infermieri, in modo che i nostri vicini capiscano che non ci possono trattare in questo modo. Capisco che sarebbe una soluzione estrema ma certi problemi si risolvono con estreme soluzioni.