Guanti, mascherine, termoscanner, allarmi: cosa si aspettano i commercianti per la fase 2

Abbiamo chiesto ad alcuni commercianti della città come si stanno preparando alla fase 2. Se per alcune attività basteranno i dispositivi di base, per altre cambierà anche il modello economico

dispositivi protezione individuale mascherine guanti

Abbiamo provato a spostare lo sguardo dall’oggi fatto di divieti ad un domani sempre più vicino, quello in cui potremo finalmente uscire di casa, la tanto citata fase 2. Di cosa avremo bisogno per andare dal parrucchiere? Potremo ancora accalcarci in un centro commerciale per fare incetta di vestiti, scarpe, borse? Avremo bisogno di un sacco di mascherine, questo è certo. Ma per tornare a vivere i luoghi pubblici serviranno dispositivi di protezione collettiva ad alta dose di tecnologia. Bere un cocktail, un caffè, un aperitivo non sarà la stessa cosa di prima.

Allarmi sonori o visivi per mantenere le distanze minime, paratie in plexiglass, app per il tracciamento, termoscanner sono già in produzione. Le aziende si stanno preparando a convertire le proprie produzioni per essere pronte ad una ripartenza che si annuncia lunga, faticosa e piena di ostacoli per commercianti e imprenditori, nonostante le rassicurazioni del governo.

I piccoli commercianti, i supermercati, le piccole, medie e grandi aziende hanno già messo in conto che sarà necessario adottare tutte le precauzioni possibili per accompagnare questo ritorno alla vita sociale ed economica quasi normale.

Come lo immaginano, questo futuro prossimo, i commercianti e gli imprenditori di Busto Arsizio?

Sabrina ha un negozio in cui lavorano 3 persone: «Per mascherine e distanze non ci sono problemi ma per altri dettagli aspetto che ci dicano la data esatta dell’apertura ed eventuali regole. Non vorrei muovermi in un senso per poi scoprire che all’ultimo momento ci sono disposizionI diverse. Siamo in Italia».

Della stessa idea Manuela: «Io vorrei tanto sapere quando sarà la ripartenza e poi capire cosa bisogna fare. Si parla di sanificazione, guanti, mascherine, addirittura copri poltrone e copri scarpe. iPrima di fare spese, avendo il negozio chiuso due mesi è un bel problema, aspetto per capire cosa bisogna fare per legge».

Un ottico ha risposto alla nostra domanda così: «Per noi in negozio: mascherina, guanti monouso, occhiali o visiera per fare i controlli sarà l’abbigliamento abituale. Entrerà una persona alla volta con mascherina e guanti: abbiamo messo un totem all’ingresso con disinfettante idroalcolico e guanti monouso. Laviamo i pavimenti 4-5 volte al giorno mentre il pos e il bancone vengono disinfettati ogni volta che entra un cliente. Le montature usate le mettiamo da parte e le sterilizziamo tutte, manteniamo le distanze».

Pamela utilizzerà guanti monouso , igienizzanti mani e pavimenti, igienizzanti a disposizione dei clienti, barriere di plexiglas.

Paolo ha un’agenzia immobiliare: «Sicuramente è già un tema caldo, pur non sapendo esattamente quando avverrà: l’organizzazione a mio parere va strutturata su due livelli, il primo è che tutti coloro che lavorano siano in massima sicurezza (guanti,mascherine, gel e quanto altro). Il secondo livello è composto dal cliente, sia per lui sia per noi: stiamo valutando se usare anche un termoscanner, e abbiamo già previsto divisori in plexiglas e gel disinfettante subito all’ingresso.
Il tema forte è, ove possibile, favorire la digitalizzazione: ovvero limitare il più possibile l’ingresso del cliente in ufficio, implementando però il lavoro. Snellire e favorire l’online per lavorare di più».

Giorgio conferma lo schema dei dispositivi di sicurezza e l’igienizzazione degli ambienti ma in più ci mette una bella birra per il cliente.

Amara la conclusione di Vanessa: «Tutto quello che volete ma senza soldi come dobbiamo ripartire? Se il governo non ci fa iniziare e non ci dà seri aiuti, molti chiuderanno prima di riaprire. Dovrei spendere per me e per i miei dipendenti sulle 300 euro e sono ferma da 2 mesi. Essendo parrucchiera non so quando riaprirò. Dico solo che non so cosa cavolo succederà!».

Matteo Sabba, commerciante e presidente del Distretto del Commercio, chiede regole certe e con un certo anticipo rispetto alle aperture e analizza la situazione di bar, ristoranti e pub: «Auspico che non si arrivi ad aprire il 3 giugno e il 2 giugno arrivano le regole. Questo vorrebbe dire che o non riapre nessuno oppure che ti danno un mese per adeguarti, con tutti i rischi che ne conseguono. Quello che si sta pensando è di cambiare totalmente l’approccio al mondo dei locali rispetto a come era solo 2 mesi fa: penso alla riduzione dei tavoli e dei posti a sedere ma qualcuno deve spiegarmi le conseguenze a livello economico, il cliente dovrà adeguarsi. Provo repulsione al pensiero di quello che vedrò perchè l’aggregazione sociale è il sale di questo mestiere e sarà fortemente condizionata. Alla base di tutto ci sarà comunque un grosso problema economico, oltre che organizzativo».

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 17 Aprile 2020
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