La difficoltà degli asili e le rette che diventano contributi

Le scuole dell'infanzia Fism chiedono aiuto alle famiglie e ai comuni per riuscire a rimanere a galla, sperando in una soluzione più strutturale

Generico 2018

C’è chi chiede la retta per intero, chi solo quota parte e chi contributi volontari. Gli asili privati e convenzionati, nidi e scuole dell’infanzia, sono in estrema difficoltà economica e chiedono aiuto alle famiglie, chi può, e ai comuni.
A livello nazionale la Fism (Federazione italiana scuole materne) “ha diffuso l’indicazione di richiedere il 35% della retta fissa a titolo di contributo, perché non è possibile chiedere il compenso per prestazioni non fruite”, spiega Pietro Garavaglia, vicepresidente della Fism di Varese cui fanno riferimento 160 scuole dell’infanzia in provincia.
“A Varese città su 15 scuole solo una ha chiesto la retta per intero, mentre l’asilo di Casbeno, di cui sono referente, ad esempio, ha chiesto alle famiglie una donazione volontaria spiegando la situazione, consapevoli che anche le famiglie in questo momento sono in grande difficoltà. Come scuole cattoliche essere vicini alle famiglie è una nostra priorità”.

“Tutte noi scuole Fism abbiamo chiesto la Fis per le nostre dipendenti, nel quadro della cassa in deroga, ma fino a tutto il mese di aprile abbiamo dovuto anticipare noi gli stipendi delle maestre e degli altri dipendenti. Rientreremo della cifra solo tramite conguaglio.  La Fis copre l’80% dei salari ma fino a un tetto massimo di 938 euro, quindi anche per le nostre dipendenti e per le loro famiglie, la situazione è difficile”, prosegue Garavaglia, preoccupato soprattutto per il futuro. “Il tema non è la riapertura a settembre ma arrivarci alla riapertura a settembre”, spiega.

Il requisito minimo è che da maggio sia direttamente l’Inps a pagare la Fis, “ma ad oggi non è scontato che sarà così”, afferma con riferimento alle scelte nazionali e regionali.
Altri attori in campo in grado di fare la differenza sono i Comuni: “Il Comune di Varese ad esempio continua a versarci i suoi contributi pari a circa 1800 euro l’anno a bambino, anche se l’anno non sarà concluso e glie ne siamo grati ma abbiamo chiesto anche a Palazzo Estense uno sforzo aggiuntivo perché intervengo con un contributo straordinario che ci permetta di non chiedere la retta alla famiglie, come hanno fatto a Busto, Castellanza e altri comuni della zona del Seprio”.

“Gli asili della Fism non hanno alcuno scopo di lucro, vivono per offrire un servizio alle famiglie perché il pubblico non riesce da solo ad accogliere tutti i bambini – conclude la presidente provinciale Fism Maria Chiara Moneta – Le  famiglie ci scelgono spendendo qualcosa in più rispetto ai pubblici perché ritengono la nostra proposta valida per il benessere dei loro figli. Noi vogliamo continuare a fare la nostra parte per i bambini, ma ora abbiamo bisogno di un sostegno concreto e strutturale, altrimenti qualcuno rischia di non arrivare alla riapertura”.

Foto di Free-Photos da Pixabay .

 

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Pubblicato il 20 Aprile 2020
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