L’ospedale riparte a ritmo ridotto: più attività chirurgica ma senza ambulatori
Il Sant'Antonio è stato il meno coinvolto e sta già riducendo i letti dedicati ai malati con coronavirus. Rimarranno circa 20 porti dedicati. Il professor Benevento spiega cosa avverrà in attesa che finisca l'emergenza
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L’ultimo a essere coinvolto il primo a ripartire dopo la crisi. All’ospedale di Gallarate si moltiplicano i segnali “post Covid”: « Se durante i momenti più difficili avevamo circa il 10% delle attività, da un paio di settimane, la casistica “ tradizionale” sta riprendendo e siamo già al 50% dell’andamento precedente. Entro un paio di settimane contiamo di ritornare a livelli normali».
Il professor Angelo Benevento, Direttore del Dipartimento chirurgico aziendale della Valle Olona sta seguendo quella che si può definire la “fase 2” degli ospedali: « Abbiamo già liberato una delle tre aree dedicate ai pazienti Covid, la day surgery, nel fine settimana ripristineremo anche il reparto cosiddetto NED ( nefrologia, endocrinologia e dermatologia) al Trotti Maino mentre rimarrà un’unica area di 20 posti letto covid nella medicina ad alta intensità sopra il pronto soccorso».
Il sant’Antonio è rimasto meno coinvolto dall’emergenza: « Inizialmente avrebbe dovuto essere un ospedale “covid free” con i presidi di Busto Arsizio e di Saronno a gestire l’emergenza. Quando, però, la pressione della rete ospedaliera lombarda è stata troppo forte, anche a Gallarate abbiamo destinato tre unità all’accoglienza arrivando a gestire 52 pazienti, di cui alcuni che avevano bisogno di cure intense. Ora l’epidemia sta rallentando, i ricoveri sono meno numerosi e l’azienda riapre alle altre urgenze, oltre a quelle oncologiche che non si sono mai fermate con 130 interventi effettuati, concentrati proprio al sant’Antonio».
Nelle settimane più difficili, dunque, il presidio gallaratese ha risposto alle emergenze non legate al coronavirus, di tutta l’Asst Valle Olona: « Abbiamo lavorato con grande affiatamento – commenta il professor Benevento – una disponibilità e flessibilità da parte di tutto il personale che velocemente si è messo a disposizione con turni di lavoro anche intensi. Non è cosa di poco conto: lavorare in equipe, nuove con metodologie diverse e organizzazioni specifiche ha costretto ad adeguarsi in fretta. E tutti hanno lavorato con impegno».
Da un paio di settimane, dunque, oltre agli interventi urgenti oncologici, quelli traumatologici e ginecologici si sta recuperando anche sul fronte di altre patologie: « La pressione sui pronto soccorso era praticamente svanita nei giorni dell’emergenza. Molte persone hanno evitato di venire in PS per evitare di rischiare il contagio. Ictus, infarti: non ne abbiamo ricevuti. Purtroppo, però, oggi si presentano con sintomatologie aggravate dall’attesa e questa cosa complica l’assistenza».
Non è ancora ora di parlare di “dopo covid”: « Le visite ambulatoriali non urgenti non riprenderanno presto. E, così, tutta la chirurgia programmata . Chi arriva in PS deve essere sottoposto a tampone e, nell’attesa, isolato. L’accesso è più complicato: gli interventi in urgenza si fanno mentre si attende l’esito del test e quando questo arriva, il paziente viene ricoverato in base al risultato, se negativo arriva nel reparto altrimenti viene mandato a Busto o Saronno».
L’accesso in ospedale è quello che richiederà maggiore attenzione: « Ci saranno i dispositivi e gli igienizzanti ma è chiaro che meno persone circolano in ospedale e meglio è».
E sul pronto soccorso di Gallarate sempre più in difficoltà: « Si sono licenziati altri due medici, oltre ai due che già avevano lasciato. La situazione è difficile e la tamponiamo con il coinvolgimento degli specialisti di unità equipollenti alla medicina di urgenti. Purtroppo i bandi vanno deserti e una soluzione definitiva non si trova. Alla lunga, questa turnazione sul PS avrà ricadute anche sull’attività dei reparti. Di certo, abbiamo visto che questa emergenza ha costretto a rivedere modelli organizzativi nuovi e flessibili. Una buona base su cui ricostruire».
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