I primi risultati dello screening, “positivo il 10% dei campioni“
Arrivano le prime conferme del trend già evidenziato a Robbio. Il sindaco sui test: “Attendo risposte dalle autorità sanitarie per la trasmissione dei dati“
L’annuncio è arrivato in mattinata dal laboratorio analisi di Sesto Calende dove sono in corso le verifiche ematiche sui campioni prelevati martedì, primo giorno di screening sierologico a Cocquio Trevisago che durerà fino a domani su 1110 volontari: «Il 10 per cento dei campioni è positivo, stiamo verificando la qualità delle immonoglobuline».
Per ora questo è il primissimo dato – in linea con quelli di Robbio, nel Pavese – che giunge dopo l’idea del sindaco Danilo Centella di sottoporre alcune fasce di cittadini all’indagine epidemiologica, con due obiettivi.
Il primo: avere una chiara mappatura sul territorio su quante persone hanno sviluppato gli anticorpi al sars-cov-2 e quanti hanno valori di immoglobulina “IGa“ e “IGm“ che indicano un recente contatto col virus, a differenza dei valori “IGg”, più lontani nel tempo: contatto sì, ma oltre i 15 giorni (e quindi probabilmente non contagiosi, a differenza degli altri valori).
Poi viene la mappatura d’insieme, che con dati rilevati anche in altri comuni della Lombardia e nelle regioni che hanno già adottato lo screening. Che succederà coi dati raccolti? Sul piano degli studi epidemiologici i risultati verranno spediti all’università di Genova e al Cnr.
Sul piano sanitario il sindaco ha specificato che i dati verranno inviati ad Ats non prima che le autorità sanitarie abbiano dato una risposta a una lettera inviata dall’amministrazione comunale nella serata di mercoledì nella quale il sindaco ha fatto il punto sull’inizio dei prelievi.
E non solo. Perché nella comunicazione inviata direttamente anche al presidente della regione Attilio Fontana per informare di quanto sta avvenendo a Cocquio Trevisago Danilo Centrella – che ha vestito in questa sede anche i panni da addetto ai lavori in quanto medico – ha messo nero su bianco le caratteristiche tecniche dei test «che possiedono certificazione CE e IVD (dispositivi medici diagnostici in vitro)».
Si tratta di «kit per la ricerca sierologica dell’azienda tedesca Euroimmun che vengono confrontati con kit Diapro, con metodica Elisa allo scopo di avere uno studio di osservazione e prospettico».
I test vengono «impiegati dall’ospedale Gemelli di Roma, Careggi di Firenze Le Scotte di Siena strutture ospedaliere di Pisa e Arezzo, Centro Ismett di Firenze, Pievesistina in Emilia Romagna, Mantova, ospedale Borgo Trento di Verona oltre che in altri Stati quali Germania e Svizzera».
Una specifica non casuale, dal momento che il tema dei test sierologici è uno dei punti caldi che può aprire le porte alla “fase2“ legata alla riapertura di aziende ed attività, non prima di capire quale sia la fotografia dell’incidenza del virus sul territorio.
E non solo. Il commissario per l’emergenza Covid-19 Domenico Arcuri ha avuto in queste ore dal governo l’incarico di avviare la procedura per la ricerca e l’acquisto dei test sierologici da adottare su ampia scala in tutta Italia, un fatto che arriva quasi in parallelo agli altri test che Regione Lombardia ha annunciato di cominciare ad eseguire il prossimo 21 aprile, ma solo in alcune province.
Il rischio di confusione e difficile comprensione su temi delicati e molto tecnici è dietro l’angolo.
Su questa partita il Comune di Cocquio Trevisago a fronte del focolaio di infezione presente alla Sacra Famiglia (73 positivi fra i pazienti, 40 fra i dipendenti e 4 decessi) è voluto andare diritto al punto e con una delibera di giunta del 6 aprile ha dato mandato al responsabile del settore Economico-Finanziario per organizzare il servizio di “screening epidemiologico ed ematologico per covid19” a cui è seguita una determina nella quale si fa riferimento a contatti urgenti con cinque laboratori analisi del Varesotto per processare i dati dello screening, lavoro affidato al Medical Center di Sesto Calende per un prezzo di 25 euro ad analisi (contro i 45 che sono serviti per processare ciascun campione a Robbio, primo comune lombardo a fare lo screening).
Così è nato il primo campionamento volontario per la ricerca degli anticorpi del virus della provincia di Varese che forse verrà seguita da altri comuni che hanno manifestato l’interesse, come Cuvio e Cuveglio.
Un’operazione non facile e dal costo complessivo di 25 mila euro coperti da donazioni di aziende e privati e dalla decurtazione delle indennità di sindaco e giunta.
Ai cittadini non viene chiesto alcun contributo e il resto del lavoro è tutto su base volontaria con la protezione civile e croce rossa italiana che hanno assicurato rispettivamente logistica e assistenza sanitaria fornita anche dal personale infermieristico professionale che lavora negli ospedali della provincia, e prestatosi per il servizio.
Si finirà venerdì, con gli ultimi 300 cittadini che pazientemente si metteranno in fila ad aspettare il loro turno.
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