Univa: “Per la Fase 2 servono regole chiare e un protocollo unico nazionale”
Per impostare la Fase 2 le imprese varesine chiedono da settimane tre cose molto semplici: semplicità, tempestività e chiarezza. «Ciò che è avvenuto per le mascherine non deve più ripetersi»

Per impostare la Fase 2 le imprese varesine chiedono da settimane tre cose molto semplici: semplicità, tempestività e chiarezza. Per quanto riguarda le attività che hanno potuto fare eccezione al lockdown il punto di riferimento, per l’Unione degli Industriali della Provincia di Varese e le sue imprese associate, è sempre stato il protocollo già sottoscritto dalle parti sociali lo scorso 14 marzo, che prevedeva regole e procedure chiare e testate nelle aziende per tutelare lavoratori e imprenditori dal rischio contagio.
Un testo che, proprio quest’oggi, è stato integrato con nuove disposizioni su indicazioni Comitato Tecnico Scientifico, dell’Inail, dell‘Istituto Superiore di Sanità, condivise questa mattina con Confindustria, le altre rappresentanze datoriali e i sindacati. «Come Unione Industriali varesina auspichiamo che questo nuovo protocollo ponga fine al proliferare delle singole fughe in avanti delle Regioni e degli specifici accordi territoriali a cui abbiamo assistito nell’ultimo periodo, con il solo risultato di aumentare la confusione a scapito proprio dell’obiettivo comune e primario della tutela della salute nei luoghi di lavoro. Ora che c’è il Protocollo condiviso per la messa in sicurezza degli ambienti di lavoro e la tutela della salute dei lavoratori, occorre avere anche tempi certi sulla riapertura delle attività. Le imprese devono riaprire al più presto se non si vuole mettere a rischio la tenuta, non solo economica, ma anche sociale del Paese e dei suoi territori».
Per quanto riguarda le indicazioni da adottare nelle aziende a livello di prevenzioni sanitarie e test a tutela della salute nei luoghi di lavoro (come i tamponi o i test sierologici, secondo Univa, è fondamentale arrivare ad un univoco modus operandi che permetta alle imprese di qualsiasi regione o provincia di sapere cosa deve fare, come e in che tempi. «Il dibattito, spesso scivolato verso lo scontro, tra Stato e Regioni, le continue indiscrezioni, i pareri discordanti, su app, dispositivi di protezione, mascherine, tamponi, hanno creato troppa confusione che non aiuta a stabilire procedure efficaci a protezione delle persone. La priorità deve essere porre fine a questa babele. La strada da impostare per la cosiddetta Fase 2 dell’emergenza sanitaria di Covid-19 deve essere quella di una uniformità di regole e procedure dettata dalla scienza e dalle istituzioni preposte, e concordata, per la sua fattibilità, con le parti sociali. Allo stesso tempo, però, proprio a tutela della salute di ogni singolo lavoratore e imprenditore serve anche che alle decisioni e a chiare prescrizioni di comportamenti da adottare in azienda, segua anche un adeguato numero di strumenti. Ciò che è avvenuto per le mascherine non deve più ripetersi. Se si sceglie un test, se si sceglie un particolare tipo di tampone, essi devono essere facilmente reperibili sul mercato a prezzi equi e senza speculazioni».
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