“I 600 euro? Un assalto alla diligenza”
Roberto Lopresti presidente di Confcommercio Professioni: «Per le prossime erogazioni statali occorrono più controlli»
Maggiore verifica nell’erogazione dei contributi una tantum, aiuti economici a fondo perduto, l’incentivazione di iniziative di carattere fiscale che possano portare benefici a ogni singola categoria professionale. Roberto Lopresti, presidente di Confcommercio Professioni provincia di Varese, mette sul tavolo queste tre proposte, conseguenza della disperazione nella quale sono piombati la maggior parte dei professionisti, costretti a chiudere gli uffici a causa del lockdowm e ora senza clienti nonostante le riaperture. «Chi sta lavorando – sostiene Lopresti – lo sta facendo portando a termine incarichi e contratti già stipulati. In pochi stanno ricevendo nuove proposte e il rischio concreto è di trovarsi disoccupati nel giro di qualche mese, a conclusione dei lavori avviati prima della pandemia».
Più controlli sui contributi statali
Da Varese si alza perciò un grido di allarme concreto insieme alla “denuncia” sulla gestione dell’erogazione dei contributi di 600 euro a favore delle partite Iva. «In un primo momento i professionisti ordinistici sono stati esclusi, decisione poi rivista con l’introduzione del tetto dei 35mila euro di fatturato (nell’anno 2019) sotto il quale veniva estesa a tutti la possibilità di richiedere il bonifico. E qui si è scatenato il putiferio, non tanto in termini di quantità di domande che nelle prime due settimane di aprile sono state 454mila (413mila delle quali accolte), quanto in relazione alle categorie che hanno sfruttato questa opportunità e che si sono trovate a ricompilare più volte la domanda». Entrando nello specifico, circa un professionista su due ha fatto richiesta per l’indennità: nel periodo preso in esame, sono pervenute 136mila richieste dagli avvocati con 73.881 accrediti eseguiti; 27mila domande dai commercialisti su 70mila iscritti all’ordine professionale; 20.515 assegni firmati a vantaggio dei medici liberi professionisti; 387 e 2.550 le domande arrivate rispettivamente da notai e farmacisti. «Non si mette in dubbio il fatto che il lavoro sia crollato per tutti, c’è invece il dubbio che l’”assalto alla diligenza” rischi di non far arrivare il contributo a chi davvero ne necessita. Il controllo deve essere preventivo e non postumo a seguito di autodichiarazione, e avvenire su una base più ampia, per esempio il nucleo familiare, le proprietà mobiliari, ed immobiliari, etc… Lo stato conosce la realtà patrimoniale di ogni singolo professionista, basarsi su autodichiarazioni è un sistema primitivo, in quanto aggrava tra l’altro anche i successivi costi postumi per le verifiche e nel caso per i rimborsi. Dobbiamo considerare che ci verrà chiesto in futuro la restituzione di quanto lo stato eroga per questi contributi, la paura è che elargirli a pioggia, provochi negli anni a venire un aggravio fiscale verso tutti per il rientro. Ottimizzare invece le risorse anche in termini di aiuti ci consente di porci al riparo un domani da azioni fiscali incisive».
I 25mila euro? Utili solo a fondo perso
Per Lopresti questo sarebbe il danno che andrebbe ad aggiungersi alla beffa di una indennità di 600 euro, così come quella alzata fino a 1.000 euro, «che serve a poco se non a nulla per evitare il tracollo finanziario e la chiusura delle attività di tanti liberi professionisti». Così come servono a poco i 25mila euro di prestito bancario garantito dallo Stato: «Si tratta di denaro che andrà restituito. Diverso sarebbe se il contributo fosse a fondo perduto: in questo modo sarebbe davvero una importante boccata d’ossigeno fondamentale a resistere per qualche mese, in attesa che l’economia si rimetta in moto». Una erogazione vincolata a una rigida verifica della situazione patrimoniale del richiedente: «In questo modo gli aiuti statali andrebbero davvero solo a chi è in difficoltà». Ma gli aiuti in denaro da soli non servono a rimettere in moto il Paese, bisogna affiancarli ad altri interventi in grado di creare nuove possibilità di lavoro. «L’ecobonus, così come è stato illustrato, appare una misura efficace, in grado di portare vantaggi all’edilizia e ai professionisti che gravitano intorno a questo settore (architetti, geometri, ingegneri). Servono altre soluzioni “incentivanti” che agevolino la ripresa di ogni singolo settore, in grado di fare ripartire la “filiera”, coinvolgendo perciò tutte le categorie professionali».
Intanto crescono i servizi per gli associati
Intanto prosegue l’impegno concreto di Confcommercio Professioni provincia di Varese: dopo l’attivazione del servizio di assistenza online (informatica, legale e di counseling) Lopresti ha siglato due importanti protocolli d’intesa con associazioni professionali Nazionali: AIFOS, l’Associazione Nazionale Italiana dei Formatori sulla Sicurezza del Lavoro e PRO4ICT, l’Associazione Nazionale dei professionisti ICT (settore informatico per i non addetti ai lavori). Seguiranno quindi webinar e appuntamenti formativi. «L’obiettivo è stare al fianco dei nostri associati, sostenerli, tutelarli e supportarli, ampliando i servizi e dando protagonismo alle differenti realtà».
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Va bene tutto ma che anche notai e farmacisti abbiamo fatto la richiesta per i 600 euro mi pare uno schiaffo nei confronti dei veri bisognosi. I farmacisti sono la categoria, una delle poche, che non ha dovuto cessare l’attività mentre i notai sono i professionisti con i più alti redditi in assoluto basta vedere le parcelle per le loro prestazioni e le denunce dei redditi che sono ben sostanziose poiché sono “costretti” a dichiarare tutto o quasi. Io, se fossi nei loro panni, mi vergognerei.