Emanuele Monti chiede una Banca regionale del plasma autoimmune

Il presidente della III Commissione Sanità, primo firmatario della mozione urgente, depositata, per l’utilizzo del plasma autoimmune per la cura dei pazienti covid-19

prelievo

(foto di Asst Valle Olona)

«Vogliamo portare avanti la raccolta di plasma autoimmune finalizzato alla cura dei pazienti Covid-19. Si tratta di una strada importante da percorrere, stando ai risultati finora raggiunti, per la ricerca di una cura valida per il coronavirus. Regione Lombardia ha il dovere di puntare su tutte le possibilità e in particolare su quelle che stanno dando, come in questo caso, risultati finora più che positivi».

Così Emanuele Monti (Lega), Presidente della III Commissione Sanità e Politiche Sociali di Regione Lombardia, primo firmatario della mozione urgente, depositata oggi, per l’utilizzo del plasma autoimmune per la cura dei pazienti covid-19.
«Questa mozione impegna la Giunta regionale a compiere tre azioni fondamentali, prima tra tutte dare avvio alla Banca Regionale del Plasma, che consiste nell’estendere la raccolta del plasma a tutti i centri trasfusionali lombardi, che dovrà essere fatta secondo le indicazioni in essere negli ospedali San Matteo di Pavia e Carlo Poma di Mantova; quindi nell’avvio, proprio nei due ospedali, della lavorazione e conservazione delle unità di plasma iperimmune anche per conto degli altri centri trasfusionali regionali» spiega Monti.

La mozione prevede poi di «la possibilità di estendere a tutte le Asst lombarde un protocollo di cura, coordinato sempre dai due centri di Pavia e Mantova, che prosegua quello appena terminato» come secondo punto.
E infine, terzo punto, di «dare avvio alla lavorazione a livello industriale di plasma iperimmune di grado farmaceutico e immunoglobuline».

«Il protocollo di cura sperimentale, attuato al policlinico San Matteo di Pavia e all’ospedale Carlo Poma di Mantova, si è rivelato determinante nella lotta contro il coronavirus – sottolinea il Presidente della Commissione – ricordo inoltre che la plasmaferesi è stata utilizzata in passato con successo nelle epidemie di ebola e quelle precedenti di Coronavirus del 2003 e 2013 (ovvero Sars e Mers). La sperimentazione, nel caso del nuovo coronavirus, ha evidenziato l’efficacia delle trasfusioni di plasma iperimmune prelevato da soggetti guariti dal suddetto virus, tanto che già alla seconda infusione i pazienti registrano un netto miglioramento».

«La terapia, oltre che sicura e potenzialmente molto efficace, presenta ulteriori vantaggi correlati all’economicità (in Italia le donazioni sono gratuite, per legge), alla possibilità di accumulare plasma per un’eventuale seconda ondata di contagi e, ancora, alla possibilità di selezionare il plasma per ogni caso specifico, in base ai risultati degli esami aggiuntivi effettuati sul titolo neutralizzante degli anticorpi» precisa il Consigliere regionale.
«Si tratta di una sperimentazione da portare avanti e allargare per combattere efficacemente questa battaglia» conclude Monti.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 12 Maggio 2020
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